Tante storie nella memoria
[Mario Salis]
Inizi anni Cinquanta. Via Carlo Buragna – nel cuore di Stampace -primo pomeriggio, allietato dai giochi di quel nugolo di bambini che animava quelle strade. Le porte – su sportillittu – mezzo aperte per far accomodare la luce, non riuscivano a far velo di mille storie.
Giù quasi al termine della discesa, spalancata sul budello di via Azuni, compare all’improvviso un tale che con un lunga asta di ferro a “T”, la maneggia roteando in senso orario dentro un tombino di ferro, come a chiudere qualcosa. Is pippius si danno convegno per godersi una ghiotta scena, lanciando così l’allarme generale che richiama una giunonica signora con una piccola rappresentanza al seguito dei suoi dieci figli – una famiglia tipo no, ma pagu d’ammancanta – che cerca invano di attirare l’attenzione del tizio che invece si congedava, quando ormai estratto il chiavistello, aveva già concluso l’avvitamento.
Signore,Signore! Ohhh! Neriri unu pagu,ma ari serrau s’acqua? Silenzio, e prima di scomparire oltre il vicolo, visto vano ogni tentativo, ad ampi polmoni giunge la chiusa stampacina ” senze ariasa, con cussu nasu m’ara parri unu griffoni! E così fu consegnato alla storia, riconosciuto puntualmente anche tra i cavalli infiorati de Sant’Efis che allora aprivano la sfilata.
Pure is pippiusu già promettenti piccioccheddus: Ebehh! su griffoni candu torrara a d’operri! Ancora silenzio! Mentre una scappellata di cilindro dell’Alternos – per un solo giorno Sindaco – proteso quasi in piedi sulle staffe già raccoglie la prossima istanza anche se formulata con irriverenza propria de cuccuru cottu che recita senza troppi preamboli: “seusu senze acqua!”.
Ma quando arriva Efis le rimostranze si placano anche se poco prima tempestose, le suppliche e le preghiere sono solo per Lui. A giudicare dai secoli che tramandano il suo voto, le risposte non si sono mai fatte attendere troppo. Tante storie nella memoria oggi convivono nel cuore di una città.