La campagna elettorale è stata asimmetrica: Erdoğan ha monopolizzato gli spazi televisivi e le risorse, ha organizzato comizi in ogni angolo della Turchia, ha presentato un documento di 85 pagine fitte di riforme per il futuro del paese; İhsanoğlu ha rappresentato le forze che resistono ai cambiamenti proposti dal primo ministro, senza proporre visioni o progetti; Demirtaş ha dato la caccia al voto della sinistra movimentista del parco Gezi, auspica per la Turchia una marcata decentralizzazione amministrativa.