SU RAPPRESENTAZIONE E RAPPRESENTANZA POLITICA #politica #comunicazione #democrazia

Creato il 29 dicembre 2013 da Albertomax @albertomassazza

La divaricazione tra rappresentazione e rappresentanza è indice di una degenerazione della democrazia, così come l’identificazione dei due termini che avviene nel populismo. Intendo: il populismo si sente rappresentato quando viene rappresentato, ma la rappresentanza è effettiva quando le domande trovano risposta nella pratica, a prescindere dalla rappresentazione che ne sia stata fatta. Il populismo non sente la necessità di verificare che le domande abbiano trovato risposte pratiche, ma si accontenta di vedere le sue domande replicate dal leader: la rappresentanza si identifica con la rappresentazione.

La rappresentazione attira il consenso; la rappresentanza lo giustifica. La rappresentazione è la trasfigurazione ideale e metaforica della linea programmatica di una politica; la rappresentanza si compie nella tangibilità dei risultati ragionevolmente ottenuti. In una società pervasivamente caratterizzata e condizionata dalla comunicazione, non si può certo pensare di porre limiti alla rappresentazione, se non quelli generalmente riconosciuti per ogni ambito della vita civile. Ma per far si che una democrazia non degeneri in forme autoritarie e plebiscitarie, è necessario che la rappresentazione ripristini il cordone ombelicale che lo deve tenere legato alla rappresentanza.

L’attuale pericolosa divaricazione tra rappresentazione e rappresentanza, come il rischio della loro identificazione in un’ottica di straripante populismo, non condiziona solo la sfera politica, ma ogni aspetto della vita sociale. L’esplosione della comunicazione di massa ha fatto si che nella quotidianità degli individui i momenti di rappresentazione siano esponenzialmente aumentati, relegando i momenti più intimi e autentici, la vera rappresentanza, in spazi temporali sempre più ristretti. L’egemonia nullificante della rappresentazione sulla rappresentanza in politica, che avvenga nel senso dello scollamento o della sovrapposizione identificante, è proiezione fedele dell’egemonia del pubblico sul privato nella società.

Il rischio che si corre non è più il totalitarismo che, attraverso l’estetizzazione e la metafisica dei simboli, annullava ogni possibilità di indipendenza intellettuale, ma una forma (anti)politica che si creda compiuta nella rappresentazione e perda ogni possibilità di rappresentanza. L’aderenza della rappresentazione alla rappresentanza si ha quando il popolo viene considerato come un mosaico di minoranze, non come un animale mitologico di cui non si distinguono le singole parti.