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SUBMARINE SILENCE - There's something very strange in her little room, di Enzo 'The Drummer' Vitagliano

Creato il 22 dicembre 2014 da Athos56
SUBMARINE SILENCE - There's something very strange in her little room, di Enzo 'The Drummer' Vitagliano

SUBMARINE SILENCE - There's something very strange in her little room (2013)

Musicians:-RICKY TONCO: Vocals-GIGI CAVALLI COCCHI: Drums-MATTEO BERTOLINI: Bass-MIRKO RAVENOLDI: Vocals and Guitars-DAVID CREMONI: Guitars-CRISTIANO ROVERSI: Keys and Stick


Prendere 3 parti di Moongarden e 1 di Mangala Vallis, agitare con cura ed ecco pronta una band di buon livello legata a doppio filo con gli stilemi propri dei Genesis del periodo d'oro e in particolare dei loro brani in cui Banks la fa da padrone.


I Submarine Silence ritornano sulla scena dopo circa 12 anni dal loro album di debutto, in cui erano un trio strumentale, e lo fanno rinnovando il loro amore smisurato per la gloriosa band inglese  da cui traggono ispirazione e riferimenti. La cover dell'album, in perfetto stile vittoriano, è degna del miglior Nursery Cryme (non deve stupire, visto che la precedente era addirittura realizzata da Paul Whitehead) e persino i timbri della batteria sono molto vicini a quelli di Collins.Il vocalism invece, pur essendo strutturalmente vicino alle costruzioni 'genesisiane', ha un timbro più duro, oscillante fra David Bowiee un pò di metal. La vena interpretativa, seppur lontana dall'istrionismo di Gabriel, è di buon livello.L'opening dell'album è ansiogena e ricorda quella di Radiationdei Marillion, ma il concept si dipana successivamente con ampie aperture di mellotron e ritmiche ora incalzanti e dense di pathos, ora delicate, nostalgiche e melodiche.Le maggiori vette si raggiungono nella prima parte del lavoro, dove l'ispirazione sembra più tangibile, mentre la seconda cede un po' in intensità, fatta eccezione per l'ultimo lungo brano 'Lyon Of Simmetry', che ha alcuni ottimi momenti e un finale sinfonico e maestoso.

Sebbene io preferisca la loro prima uscita tutta strumentale, per coloro fortemente legati alla gloriosa band inglese, quest'album è un piacevole cuscino su cui adagiarsi: non si urla al miracolo per innovazione, ma si lascia ascoltare con piacere, forse perché tutto ciò che ci si attende, alla fine lo si ritrova... ma, ogni tanto, visti anche i valori in campo, osare un po' di più non guasterebbe.


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