Il deputato Filippo Malgradi in attesa di far passare una legge in cui il lido di Ostia diverrà una specie di Las Vegas sul mare , trascorre la notte con due escort, suo vizietto seriale di cui una non ancora arrivata alla maggiore età. E gli succede un guaio, ma di quelli grossi.
Sabrina , l'escort che garantisce il rifornimento di giovani donne all'onorevole per rimediare si mette nelle mani di Spadino, giovane virgulto della mala romana che è il fratello di Manfredi Anacleti, capo di un clan di zingari che vuole sbarcare finalmente nella criminalità di serie A.
Numero 8 , boss emergente in quel di Ostia entra in rotta di collisione con Spadino e gli zingari.
Un losco figuro, chiamato il Samurai cerca di calmare le acque facendo da tramite tra la politica corrotta , le famiglie mafiose e la nuova criminalità romana.
Accanto a tutti loro c'è il viscido Sebastiano, organizzatore di feste di VIP che viene usato dagli Anacleti per venire a capo di tutta la faccenda.
Questo e molto altro nell'inferno di Suburra.
Stefano Sollima è un figlio d'arte che fa dimenticare presto il suo illustre cognome grazie alla sua gavetta in televisione e allo sbarco al cinema con due film ( l'altro è ACAB) che trovano di fatto un modo di esprimersi comune, sanguigno e verace in qualche maniera mutuato dalle sue migliori prove nella serialità, Gomorra e Romanzo Criminale.
Impossibile non vedere quel fil rouge che collega tutta la sua opera, un cordone ombelicale che nelle mani di uno poco dotato sarebbe diventato un ingombro volumetrico impossibile da gestire.
In un regista di talento come Stefano è diventato cifra stilistica.
E' un film che ha uno stile ben riconoscibile, una fotografia dai toni plumbei ad opera di Paolo Carnera che (non ) colora un universo sferzato dalla pioggia che procede a grandi passi verso l'apocalisse, un andamento alacre e sicuro che cattura e che avvinghia ai braccioli della poltroncina del cinema quasi a temere di essere trascinati via da quel mare di fango che invade tutto.
Suburra è la testimonianza tangibile che se ci sono i fondi, se c'è un progetto credibile, se c'è la volontà di tutti, produttori in primis, in Italia sappiamo ancora fare bel cinema di genere.
E Sollima con la sua regia ricercata ma secca e decisa è il valore aggiunto a un film che può essere tranquillamente esportato all'estero e fare la sua eccelsa figura non avendo nulla di invidiare a nessuno, neanche al modello hollywoodiano.
Ma credo che sia solo un problema mio perché lui il suo lavoro lo fa alla perfezione.
Nota di merito va a Alessandro Borghi , nella parte di numero 8, carismatico come pochi sanno essere con quello sguardo di ghiaccio che sembra entrarti dentro e alle uniche due presenze femminili di un certo peso nel film: Greta Scarano e Giulia Elettra Gorietti.
Se Sorrentino aveva riletto metaforicamente il male che si annida tra le mura della città eterna ne La grande bellezza, se Garrone in Gomorra usava soluzioni visive estremamente ricercate quasi a voler caricare anche lui di metafora la sua incandescente materia narrativa, Sollima si arma di sciabola per descrivere una città edificata sul malaffare, flagellata da una pioggia incessante ,con i tombini che vomitano acque limacciose e liquami in uno scenario che ha molto di quell'apocalisse scandita dai giorni che passano in quel novembre del 2011.
Ma sono difetti che arrivano ad essere marginali quando si è avvinti in una narrazione così vigorosa.
Non so se Suburra sarà una nuova pietra di paragone per il cinema di genere italiano: solo il tempo ce lo dirà .
Ma noir di questo stampo ne abbiamo veramente ben pochi nella storia del nostro cinema.
Chapeau!
PERCHE' SI : cinema italiano che finalmente si discosta dalla comicità e dalla mediocrità, grandissima regia e ottimo cast,anche tra gli attori emergenti,Forse il film italiano dell'anno.
PERCHE' NO : pensato su una distanza televisiva e si nota , qualche particolare oscuro e compresso per non superare le tempistiche cinematografiche.
LA SEQUENZA: ce ne sono tante da ricordare: la notte dell'onorevole con le due escort, il suo delirio di onnipotenza, l'assalto al supermercato, il finale.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
E' evidente che anche noi possiamo fare bel cinema.
Perché fossilizzarsi sulla scarsa qualità e sul genere pecoreccio cinepanettonizio?
Sollima è figlio di cotanto padre.
Alessandro Borghi è una grandissima scoperta.
( VOTO : 8 + / 10 )