Ok, non era temporaneo. Il concetto è ormai chiaro quando, due giorni dopo, osserviamo sconsolate le previsioni meteo. Il maxischermo della stazione Colón anticipa con indifferenza minime di meno due. A fine Maggio. A Madrid. Sia benedetto il momento in cui, in barba al calendario, ho scelto di non dare retta a mia madre. “Portati solo canottiere”, diceva, “ché fa caldo”. Invece indosso tremolante l'intero contenuto della mia valigia e la netta sensazione di dirigermi al patibolo.
mi fa venire una preoccupante voglia di fare un figlio con il primo che capita. Grazie a Dio mi passa dopo cinque minuti e pochi passanti sotto i cinquant'anni d'etá.- Se hai delle amiche astemie, devi sacrificarti e trangugiare anche i loro chupitos. Che, nel loro essere serviti in cialde da cono gelato, ti forniscono anche un'idea valida da copiare per il tuo trentesimo compleanno. Oltretutto, rassicurarlo che “non ti preoccupare, bevo hic tutto io”, ti garantirá i complimenti di un cameriere meglio noto come Uomo Con piú Fretta del Mondo.
Comunque. Al solito, nei due giorni di – odi et amo- fila al Palacio, il decalogo del buon concertista vuole che ci si alterni secondo turni da lavoratori in fabbrica. E siccome-che “le nubi hanno iniziato a seguirmi” capita sempre che i miei siano quelli in cui diluvia.
É cosí che il mattino dopo, quando mi ripresento sotto la tettoia stellata con l'ombrello in mano e le borse sotto agli occhi, Sergio mi imita in un “buongiornaaaaahhhacquaaaaaaaaa”. Il che mi lascia giusto vagamente intuire quale metodo abbia scelto per scaldarsi nel corso della notte. Manco a dirlo, il mio bellissimo cuscinetto café y té (che avevo scelto in un'elegante tonalitá di grigio perla) é sparito in un limbo misterioso fatto di “non ricordo , scusa” e “ahiahiahi la mia testa!”. Riposi in Pace. Che sfiga, peró, proprio adesso che l'avevano gonfiato!
[To be Continued]