I battimani della prima sono stati lunghi e calorosi, al calar del sipario, e hanno coinvolto tutti gli autori e gli interpreti, dal regista al direttore, a Elena Mosuc (Luisa), a cui sono stati lanciati fiori, a Marcelo Alvarez (Rodolfo); da Daniela Barcellona (Federica) a Marco Spotti (Wurm), a Vitalij Kowaljow il Conte di Walter), al coro scaligero diretto da Bruno Casoni. Sopra tutti, nella scala dei valori il pubblico ha collocato la prova di Leo Nucci (Miller), accolto al proscenio da un’autentica ovazione e da un coro di “bravo!”.
Applausi che erano cominciati nel primo atto, a scena aperta, per un Leo Nucci in spolvero, al termine dell’aria “Sacra la scelta è d’un consorte..”, e poi tributati anche a Kowaljow e nel terzo atto ad Alvarez per “Quando le sere, al placido…”. Ma quando nel secondo atto è stata applaudita Elena Mosuc, dopo “Tu puniscimi o Signore.., un loggionista in disaccordo ha stoppato il pubblico, gridando: “Vergogna! Teatro di provincia”. Unica disapprovazione della serata, forse diretta più al pubblico plaudente che all’interprete.
Sono piaciute anche la regia di Martone, le scene di Sergio Tramonti e i costumi (moderni) di Ursula Patzak che hanno impostato lo spettacolo – che Verdi e il librettista Salvatore Cammarano ambientano nel Tirolo – su una scena fissa realizzata con giganteschi alberi di un bosco, con un enorme letto al centro.
Fra gli alberi o in altri ambienti (le sale del palazzo) creati con sipari scuri e tribune, si dipana il dramma: il Conte di Walter si oppone all’amore del figlio Rodolfo con Luisa, figlia dell’ex soldato Miller, che viene imprigionato; il malvagio cortigiano Wurm ricatta Luisa che vuole far liberare il padre, e ottiene da lei una lettera in cui la ragazza ammette di aver tradito Rodolfo, il quale, folle d’amore e di gelosia, avvelena se stesso e la giovane.
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