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Sud Africa: strategia anti black-out anche con progetti green

Creato il 02 luglio 2015 da Cafeafrica @cafeafrica_blog

È da tempo ormai che il Sud Africa è costretto a far fronte ai cosiddetti load-shedding, cioè interruzioni periodiche intenzionali di elettricità, per far fronte all’incremento dei consumi ad uso privato ed industriale.

La necessità di garantire forniture certe, sostenibili e in grado di rispondere in modo adeguato alle crescenti esigenze è diventata impellente. E più passa il tempo, più il problema diventerà incalzante. Nei prossimi 15 anni, infatti, la domanda di energia dovrebbe aumentare del 100%.

Eskom, la società elettrica nazionale, produce circa il 95% dell’elettricità sudafricana e gestisce la rete di distribuzione rifornendo direttamente la maggior parte delle attività agricole, industriali e dei consumatori privati. Le frequenti interruzioni delle forniture di energia elettrica, che si rendono necessarie per alleggerire la pressione sulla rete e consentire la manutenzione delle centrali, vengono limitate al massimo, eppure per ora sono indispensabili. La compagnia sta lavorando per incrementare la produzione, grazie alla messa a regime di alcune centrali che negli anni ’90 erano state disabilitate, quali il sito di Cambden ad Ermelo, quello di Grootvlei a Balfour e di Komati tra Miffelburg e Bethal.

Non solo, con l’inizio del nuovo anno fiscale, il Governo sudafricano ha aperto in favore di Eskom un rubinetto da 23 miliardi di rand (circa 1,8 miliardi di euro) che intende continuare a erogare anche l’anno prossimo, al fine di sostenere l’estensione della rete nazionale. Oltre a risolvere i black-out, l’obiettivo è quello di raggiungere i quasi tre milioni e mezzo di famiglie che restano ancora slacciate dal circuito elettrico nazionale.

Attualmente sono in costruzione le nuove centrali a carbone di Kusile, a poca distanza dalla centrale di Kendal, nella municipalità distrettuale di Nkangala, distretto in provincia di Mpumalanga, a Est di Pretoria. Il sito comprenderà 6 unità con una capacità di 800 megawatt ciascuna, per un totale di 4.800 megawatt, cifre che la renderanno la quarta centrale a carbone al mondo.

Altro progetto in corso d’opera riguarda la centrale di Medupi, localizzata a Nord di Johannesburg, vicino al confine con il Botswana, nella provincia di Limpopo. Qui la prima unità è già stata collegata con la rete nazionale ed entro sei mesi raggiungerà la piena potenza di 794 megawatt, ma l’output totale dell’impianto è destinato a salire fino a 4.764 megawatt. Infine, entro la fine di quest’anno, diventerà pienamente operativa la centrale termoelettrica di Ingula, a 55 chilometri dalla città di Ladysmith a Nord-Est di Van Reenen. Il sito produrrà 1.332 megawatt e diventerà il terzo impianto di pompaggio per accumulazione nazionale al termine dei lavori.

Complessivamente, dunque, oltre 10.000 megawatt di energia elettrica sono in procinto di dare una forte spinta alla potenza di fuoco di Eskom. A questo output si aggiungeranno poi altri 2.400 megawatt distribuiti su diversi progetti attualmente in fase di assegnazione.

La rivoluzione del settore energetico sudafricano auspicata dal Presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, in occasione della creazione ad hoc del Dipartimento dell’Energia, già parte del Ministero dei Minerali e dell’Energia, e delineata nel Piano Strategico 2015- 2020, può essere riassunta in tre concetti. Scopo: formulare delle politiche e un quadro legislativo che assicurino la sicurezza energetica, la promozione di pratiche eco-compatibili e un accesso abbordabile e affidabile a tutti. Visione: rafforzare la diversificazione energetica per arrivare a ottenere un 30% di energia pulita entro il 2025 e il 42% entro il 2030. Missione: regolamentare e adattare il comparto alla fornitura di energia sicura, sostenibile e conveniente.

Eskom-broken-2

Lo sforzo del Governo non è monodirezionale e concentrato sulle attività tradizionali di Eskom, ma si districa nell’esplorazione e potenziamento di diverse fonti alternative ed ecologiche. L’operazione Renewable Energy Independent Power Producer Procurament Programme (REIPP) definisce le linee guida della green economy sudafricana, secondo le quali finora sono stati appaltati 4.000 watt provenienti da fonti rinnovabili. Inoltre 1.500 megawatt già agganciati alla rete nazionale derivano dal completamento di 32 progetti privati sulle rinnovabili dal valore complessivo superiore a 140 miliardi di rand (circa 10,8 miliardi di euro), ma il REIPP ha in serbo diversi altri piani le cui gare d’appalto avverranno nel corso di quest’anno.

Intanto a fine gennaio la centrale eolica Sere Wind Farm di Eskom ha raggiunto la piena capacità produttiva di 100 megawatt con due mesi di anticipo rispetto alla scaletta iniziale. La centrale costituisce il maggiore progetto rinnovabile della compagnia nazionale: l’output risparmierà circa 6 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 nel giro di 20 anni. La società sta inoltre portando a regime un impianto solare da 100 megawatt nelle vicinanze di Upington, provincia di Capo settentrionale, sito che permetterà di abbattere le emissioni nocive di diossido di carbonio di 450.000 tonnellate.

I programmi di lungo termine includono inoltre lo sfruttamento di altre fonti, come lo shale gas. La nuova normativa in materia permetterà a breve il rilascio di licenze esplorative e di commercializzazione in questo campo. Sempre in tema di gas, le ultime novità legislative riguardano invece il “fracking”, cioè la fatturazione idraulica, tecnica di perforazione del terreno che permette l’iniezione di un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e ad altri prodotti per provocare l’emersione del gas dalle rocce di scisto. L’apertura di queste nuove finestre crea quindi ulteriori opportunità per gli operatori privati.

Altra risorsa potenziale è l’oceano. Il Sud Africa consta di 2.500 chilometri di coste ininterrotte e lo sfruttamento delle acque rappresenta un ambito da esplorare, non solo per la possibilità di scoprire eventuali nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale, ma anche per tutta una serie di altre attività quali il trasporto marittimo, l’acquacoltura e non da ultima l’energia derivante dal moto ondoso. Con questi obiettivi il Governo ha lanciato l’Operation Phakisa Ocean Economy.

Anche il progetto Grand Inga Hydro-electrical Project merita un approfondimento in quanto si ripropone di fornire 15.000 megawatt di energia idroelettrica al Paese. Le autorità hanno infatti siglato una partnership con la Repubblica Democratica del Congo per lo sfruttamento di un progetto lungo il fiume Congo presso le cascate Inga che genererà in totale 48.000 megawatt di energia, a beneficio di entrambi i Paesi.

Infine i piani governativi non trascurano l’energia nucleare, anche perché il Sud Africa è l’unico Stato del Continente con una centrale attiva a Koeberg da 13.700 gigawattora l’anno, pari a circa il 5% del fabbisogno nazionale. L’impianto, gestito da Eskom, potrebbe essere affiancato entro il 2030 da sei nuove centrali, i cui termini per le gare d’appalto sono attualmente allo studio. La produzione potenziale di questi nuovi impianti ammonta a 9.600 megawatt totali, un bottino attraente, considerando che comunque l’utility nazionale ha intenzione di dismettere parte delle centrali elettriche obsolete a partire dal 2023. Lo sfruttamento del nucleare solleva alcune perplessità per la difficoltà nel reperire i finanziamenti e nel delineare una comunicazione chiara e trasparente per rassicurare la popolazione, ma le autorità sono intenzionate a esplorare a fondo questa opportunità, anche tramite il coinvolgimento di investitori esteri. L’Integrated Resource Plan, cioè il Progetto integrato per l’energia 2010-2030, include il nucleare e tutte le fonti rinnovabili, proprio perché la risposta all’emergenza energetica sudafricana passa anzitutto dalla diversificazione delle fonti.

Fonte: Diplomazia Economica Italiana


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