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Sud da Leone, Nord da Coglione: storia di un cane italiano

Da Lucaiacovone
Sud da Leone, Nord da Coglione: storia di un cane italianoL'ha intuito già da qualche giorno Nando che è tempo di scendere a Matera, lo ha capito da quando con Agnese abbiamo tirato fuori la valigia per lanciarci dentro alla rinfusa quello che-non-dobbiamo-assolutamente-dimenticare. Non vede l'ora di zampettare indisturbato per le vie della città dei Sassi seminando terrore e disperazione: è proprio stufo di dover scodinzolare alle vocine stridule di ferraresi ermafroditi che ad ogni passo preannunciano l'affondare spudorato di una nuova mano tra il suo manto peloso. A Matera tutta un'altra storia per fortuna: Nando si trasforma da cane in bestia delle montagne pronta a sbranare chiunque gli si avvicini. 
E' proprio così, lo stesso cane che tra le vie ferraresi pareva un bambolotto antistress, a Matera diventa un cane comunista che si nutre unicamente di bambini e preti. E così, alla vigilia dei festeggiamenti per i centocinquant'anni dell'Unità d'Italia, mentre tutti si affannano a sottolineare divari e drammi di quest'Unità incompiuta, anche Nando ha da dire la sua.
Partiamo da un'assunto: non credo alla storia della ragazza che da bambina è stata rincorsa da un cane e che ancora oggi porta quel trauma impresso nel suo inconscio. Quale bambino non si è fatto sotto dalla paura per esser stato rincorso da un cane? Tutti abbiamo almeno un cane arrivato famelico a due centimetri dal nostro polpaccio da raccontare. Eppure il numero di persone succubi della paura per i cani a Matera è elevatissimo. Ho assistito a delle vere e proprie scene di panico, signore che si richiudono nei negozi, papà che afferrano al volo palpitanti i loro bambini per sottrarli alle fauci di sonnolenti cagnoloni, anziane che si scostano schifate appena avvertono la vicinanza del pelo della coda di un cane e che ad alta voce ti ammoniscono: "lo tenga stretto eh!". Assunto numero due: la vecchia signora di prima ha passato la sua infanzia con in casa maiali, galline e asini, che di certo non profumavano di toelettatura come Nando. 
Personalmente credo sia una forma di riscatto sociale da un lato, di ignoranza dall'altro, ma fondamentalmente di mancanza di politiche adeguate. Il riscatto sociale della vecchietta di cui sopra è abbastanza comprensibile: l'emancipazione dalla povertà di cui è stata vittima passa anche dal ripudio assoluto che ha maturato per qualsiasi forma di convivenza uomo-animale e lo schifo che prova per il tuo cane nasconde la vergogna per il fantasma di un passato che non ha ancora superato. L'ignoranza invece non è solo del papà che dissuade il figlio dall'avvicinarsi al cane "perchè se no ti morde", ma soprattutto dei tanti proprietari di cani a Matera che incattiviscono le proprie bestie lasciandole tutto il giorno affacciate a dei balconi poco più grandi dei loro ospiti quadrupedi. Crescono animali aggressivi e poco socializzati, cani da balcone che se incontrano altri cani ringhiano e si azzuffano mietendo terrore e panico. E qui arriviamo anche alle politiche: se a Ferrara le mamme spingono i loro figli di quattro anni ad accarezzare il bau e  divertite mi sorridono con un "non si preoccupi" quando io imbarazzato mi scuso per la lavata di faccia che Nando con la sua lingua nel frattempo ha regalato al bambino... è perché a Ferrara non sanno neanche cosa sia il randagismo, fenomeno ancora presente a Matera. Quando con il tuo cucciolo ti aggiri per Ferrara, gli altri proprietari di cani con cui ti fermi a parlare ti invitano caldamente a portare da subito il tuo cane in delle enormi aree verdi comunali deputate allo "sgambamento dei cani", per permettere al tuo cane di socializzare con gli altri cani. 
Insomma noi a Matera da questo punto di vista siamo un po' indietro, ammettiamolo, e Nando, ancora per un po', credo, potrà continuare a fare la parte del Leone nella nostra città e quella del Coglione qui a ferrara... come perché del coglione? beh, delle esagerazioni cinofile ferraresi ho già scritto, e per il momento può bastare.

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