Sono risultati allarmanti quelli del sondaggio Coldiretti-Ixè sul rapporto fra crisi economica e criminalità organizzata: oggi, sarebbero 7 disoccupati su 10 a dire sì all’impiego ad un clan, chi a prescindere,chi a patto di non commettere reati.
In realtà, questi dati allarmanti trovano riscontro anche nel Centro Nord, confermando che quello della disoccupazione e delle mafie sono problemi nazionali, che riguardano tutti e che certamente non possono essere confinati solo al Sud. L’indagine è stata presentata in occasione della nascita della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” promossa dalla Coldiretti, che ha affidato la presidenza del Comitato al magistrato Giancarlo Caselli. “I clan- spiega la confederazione – trovano terreno fertile nel tessuto sociale ed economico indebolito dalla crisi tant’è che possono contare su un esercito potenziale di quasi 2 milioni di persone che, spinti nella marginalità economica e sociale, si dicono disponibili a lavorare per loro e, tra questi, ben 230mila non avrebbero problemi a commettere consapevolmente azioni illegali pur di avere un’ occupazione. Quest’analisi dimostra quanto sia urgente trovare misure per favorire lo sviluppo del lavoro in un Paese in cui la disoccupazione tra i giovani ha raggiunto il livello record del 42,4%”.
La Coldiretti sottolinea come ci sia “nella vita di tutti i giorni, un allentamento morale nei confrontii della malavita provocato dalla crisi. Bisogna spezzare questo circolo vizioso che lega criminalità e problemi economici e, per farlo, ci vuole un forte impegno da parte di tutte le istituzioni: bisogna scongiurare il pericolo che legittime aspirazioni ad avere un’occupazione possano essere sfruttate per alimentare l’illegalità”.