Ormai le tasche degli italiani implorano pietà, non fanno in tempo ad accogliere qualche spicciolo che subito sbuca una nuova tassa da pagare, ma chi sta peggio sono i meridionali, che non solo vedono aumentare le tasse, ma devono anche accettare di non avere i fondi.
Solo il 50% del fabbisogno dei Comuni è coperto dallo Stato, il restante è destinato a sperare nella sopravvivenza?
Non c’è nessun equilibrio che possa assicurare una vita dignitosa a tutte quelle persone che ogni giorno lottano per andare avanti, nonostante siano costantemente attanagliate dall’ammontare delle tasse, e nulla riesce a bloccare il divario tra ricchi e poveri che continua ad aumentare a vista d’occhio.
Una simulazione guidata da Alessandro Giannola e condotta dalla Svimez, l’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, analizzando gli schemi proposti da Luca Antonini, Presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, ha constatato la situazione di disagio finanziario in cui versano alcuni comuni così come raccontato dal Il Mattino.it.
Facendo riferimento all’anno 2013, si può notare che ai Comuni del Centro-Nord è stato passato il 300% in più del teorico fabbisogno standard a dispetto del 53,5%, passato ai comuni del Sud. Questi dati sono resi noti in uno studio “La finanza dei Comuni nel disegno di legge di stabilità 2015 e i principi della Costituzione”.
Con la crisi, le tasse, e i fondi distribuiti in modo poco chiaro, l’unica cosa che continua ad aumentare è il divario, quello tra Nord e Sud e tra classi sociali, quello che porta molti ad un’amara condizione di sola sopravvivenza fatta di stenti e sacrifici.