Sudafrica /La crisi non risparmia neanche il settore dell'auto

Creato il 21 agosto 2013 da Marianna06

Sappiamo ormai da tempo che le cose non vanno bene più in Sudafrica, pur trattandosi, per qualità della vita e per sviluppo generalizzato in differenziati settori della produzione, del commercio e dei servizi,  il primo Paese del continente africano.

Una politica sbagliata, perché corrotta e fatta da  abili corruttori in colletti bianchi, ha prodotto per gradi i suoi danni anche laggiù. E ha fatto e fa rimpiangere oggi, ma anche ieri e l’altro ieri, un po’ a tutti, bianchi o neri, quella che fu la presidenza Mandela e l’impegno serio di un ANC,che attualmente è soltanto il lontanissimo ricordo di  un movimento politico, e poi partito, che seppe distinguersi con parecchi meriti in quella che fu la lotta senza tregua contro l’apartheid e mettere fine alla dominazione coloniale britannica e boera.

Altri  tempi, altra epoca. Finito. Oggi c’è Zuma e il suo populismo d’accatto e una crisi  economica galoppante, che non risparmia nessuno. Popolazione bianca inclusa.

In questa coda d’inverno australe (giugno-agosto), infatti, si stanno discutendo nel Paese tutti i contratti di lavoro da rinnovare e ci sono inevitabilmente  una serie di scioperi a catena .

I primi, fastidiosissimi,riguardano addirittura il settore dell’auto.

La produzione automobilistica, riferiscono i media locali, è quasi ferma in quanto almeno 30 mila operai hanno disertato, in queste ultime ore, il loro posto di lavoro. E questo perché alla loro richiesta di un aumento del 14% sul salario attuale (l’inflazione in Sudafrica è al 6%), la produzione ha risposto che non sarebbe andata oltre l’8%.

Poiché il settore dell’auto incide per il 6% sul Pil nazionale e rappresenta il 12% delle esportazioni è molto chiara la gravità dell’impasse in cui si trovano i grandi produttori e con essi tutto il resto  dell’indotto (piccoli produttori e lavoratori), che  ruota intorno. In poche parole significa ulteriore  soppressione di posti di lavoro in un Paese in cui la disoccupazione comincia ad essere (e lo è realmente ) un problema di non più facile gestione.

Se si guarda al settore minerario poi, anche lì c’è poco da sorridere.

L’Amplat, società mineraria che trae in loco i suoi profitti dalle miniere di platino, definita il “gigante” del platino, ha annunciato, a breve, il licenziamento di 70 mila persone tra minatori e amministrativi.

  

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)