Sugar – A Qualcuno Piace Caldo: il Musical Perfetto

Creato il 26 aprile 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Giuseppe Floriano Bonanno 26 aprile 2013 teatro, vedere Nessun commento

Per ogni maschio nato nel dopoguerra Marilyn Monroe rappresenta il mito, la donna ideale, quella che tutti hanno desiderato e sognato almeno una volta. Se pensi alla sua bellezza, alla sua freschezza, a quella sensualità “ingenua” che irradia da ogni sua posa, sguardo, sorriso, e dai oggi un’occhiata in giro, non trovi proprio nessuna che possa stare al suo livello. Proprio alla Marilyn attrice si devono ascrivere le partecipazioni ad alcune delle più belle e divertenti commedie americane prodotte negli anni ’50, una di queste è la, giustamente, osannata Some Like It Hot di Billy Wilder che la vide protagonista, nel 1959, a fianco di Tony Curtis e Jack Lemmon. Proprio a questo film si ispira il musical Sugar – A qualcuno piace caldo, prodotto da Wizard Service e dal Teatro Stabile di Verona con la collaborazione della Compagnia della Rancia e del Teatro Nuovo di Milano, che ha visto il suo debutto nazionale al Teatro EuropAuditorium di Bologna. Dopo il suo passaggio sulle scene di Broadway tra il 1972 e il 1973, con 505 repliche e 4 nomination ai Tony Award, finalmente abbiamo la possibilità di vederlo nella versione italiana con Justin Mattera nel ruolo di Sugar, Christian Ginepro in quello di Jerry/Daphne e Pietro Pignatelli in quello di Joe/Josephine/Shell Oil Junior. La sceneggiatura della pellicola si presta quasi naturalmente ad una sua trasposizione sul palcoscenico (il caldo del titolo pare faccia riferimento alla natura del jazz, il genere musicale che fa da sfondo alla vicenda narrata), regalandoci una commedia assai divertente e di grande impatto scenico.

La caratteristica principale, forse innovativa, di questa versione italiana è proprio quella di voler portare in primo piano i dialoghi e le situazioni irresistibilmente comiche del film, puntando poi sulla verve degli attori che si dimostrano tutti all’altezza del compito. La trovata originale è quella di cercare di traghettare la magia delle atmosfere, che solo il bianco e nero sa regalare, nella realtà colorata di tutti i giorni attraverso l’espediente, conosciuto in Italia come Fregoligraph, che, con una particolare tecnica illusionistica, permette agli interpreti in carne ed ossa di passare dalla proiezione su uno schermo alla realtà e viceversa. Lo spettacolo si muove dunque su due piani: le scene hanno una connotazione rétro, tutte a tinte bianco-grigie-nere, i costumi invece sono coloratissimi e luccicanti (in origine Marilyn e Billy Wilder avrebbero voluto girare il film a colori). In un vorticoso rincorrersi di momenti comici e drammatici c’è naturalmente grande spazio per le canzoni (tra cui la celeberrima I Wanna Be Loved by You) e per le coreografie in cui un gruppo di ballerine, brave e assai belle, ricorre a tutto il campionario di passi e mossette, sospese tra il ruffiano ed il sexy, sulle note della musica dei ruggenti anni ’20. La storia, assai nota, è quella di due musicisti squattrinati, Joe e Jerry, che, dopo aver assistito casualmente alla strage di San Valentino, sono costretti a travestirsi da donne, Josephine e Daphne, e, in quanto testimoni scomodi, a fuggire unendosi ad un’orchestra femminile in partenza per la Florida, orchestra di cui Sugar è la primadonna.

Sono dunque due gli ingredienti tipici della commedia che vengono fatti propri anche dal musical: la fuga e il travestimento. Se la fuga, con conseguente inseguimento, dagli albori del cinema, è uno degli elementi scatenanti di centinaia di pellicole, quella del travestimento ne è il suo quasi naturale corollario. Tuttavia ciò che fece scalpore all’epoca, ed è ancora attualissimo, è non tanto il travestimento da donna, quanto piuttosto una non taciuta tematica omosessuale, se è vero che Daphne, alla fine, non nasconde di aver provato gusto nell’essere corteggiata da un ricco magnate. Per oltre due ore si resta dunque avvinti dalle magiche atmosfere dello spettacolo, che regala momenti di spassosa comicità, passaggi di morbosa sensualità e qualche attimo di drammaticità. E quando, dopo i lunghi, calorosi, applausi finali, ci alziamo dalla nostra poltrona, ci resta la piacevole sensazione di essere entrati per un attimo in un’altra dimensione, quasi da sogno, dove le fantasie più ardite hanno trovato la loro naturale realizzazione in un caleidoscopio di situazioni ora comiche, ora cariche di erotismo, tra travestimenti, inseguimenti e colpi di scena che solo il grande cinema (ed in questo caso anche il grande teatro) sa regalare. Lasciatemelo dire, A qualcuno piace caldo è davvero una gemma preziosa che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero ammirare.

Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna

Fotografie di Giovanna Marino


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