Era tanto che non pubblicavo un bel post fotografico, in esterno. Col sole. E devo dire che mi è mancata questa parte di me, quella dall'occhio attento e curioso, che ama ritagliare la realtà, incorniciarla. Che ama fermare il tempo e rendere gli attimi eterni. Mi piace andare, scoprire, cercare, a volte non ho neanche bisogno di allontanarmi troppo, basta mettere il naso fuori e cambiare ottica, punto di vista sulla realtà che mi circonda. Ma, complici il mal tempo ostinato e una certa stanchezza dovuta ai ritmi rallentati della gravidanza, tutto questo lo avevo un po' perso, non senza una certa dose di sofferenza. Perciò aspettavo con ansia il momento buono, quello giusto, per riprendere le fila di un discorso lasciato in sospeso. Voglia di vita, di aria, di cielo azzurro azzurro, di natura, di uccellini che cantano, di verde, di luce che acceca, voglia di nuovi orizzonti.
Questo fine settimana dalle mie parti c'è stato il primo accenno di primavera, non potevamo che accoglierlo a braccia aperte e precipitarci all'oasi naturalistica più vicina. Per godercelo tutto, per ricaricarci di sole e calore, dopo questi lunghi e infiniti mesi di buio e pioggia. E' stato un regalo inatteso e bellissimo, poter passeggiare con addosso solo una maglietta e un giacchettino di lana, sentire caldo, mangiare sui tavolini all'aperto, fare foto e avere difficoltà per il troppo sole del primo pomeriggio (che noi siamo gente mattiniera. Eheeeeeeee), quello che rende i cieli bianchi e brucia lo sfondo. Non mi pareva vero. E così all'ora di pranzo eravamo qui, decisi a prenderci ogni goccia di quel generoso sole, con avidità.
A pranzo siamo stati in questo agriturismo. Ci eravamo stati anni fa, quando ancora eravamo fidanzatini, quando non immaginavamo tutto quel che ci aspettava, le salite, le cadute, la fatica di un percorso che ci ha portato a rivivere certi luoghi con una nuova consapevolezza. Allora non parlavamo ancora di figli, eravamo così presi da noi, dal gioco del corteggiamento, dall'amore che non vede altro che se stesso e avevamo addosso quel senso di potenza che ogni innamorato prova. Insieme potevamo tutto, insieme avremmo conquistato qualsiasi sogno. Insieme saremmo arrivati ovunque. E ritrovarci sabato in quello stesso posto, a ricordare i momenti passati, le follie di quei giorni, ora che il fiume è stato superato e il Pivellino è qui dentro di me, è stato come chiudere il cerchio e sfiorare la perfezione.
Nelle foto che seguono ci sono le prelibatezze dell'orto e della cucina naturale del ristorante, tutto è autoprodotto, dalle verdure, alla carne, ai dolci, alla pasta, tutto è fattoincasa: ci siamo leccati anche i piatti.
Piccola siesta fuori sulle poltroncine di vimini, io che imploravo una gru e maledicevo la nostra sconsiderata idea di arrivare all'ora di pranzo. Dopo mangiato tutto in me rallenta e implora un divano e riprendere i ritmi di un essere umano diventa un'impresa titanica. Un paio di foto e poi mi sono fatta forza, la natura chiamava e io volevo esserci per godermi lo spettacolo.
Ci sono due percorsi, quello a sinistra porta verso degli spiazzi attrezzati, con aree di ristoro, con il necessario per fare pic nic e barbecue e aree gioco per bambini. Lungo il tragitto abbiamo incontrato loro: occhi così dolci e intensi, così umani e profondi. Ogni volta un'emozione nuova, ogni volta mi perdo in quella lentezza fatta di carezze, sguardi e sorrisi, di comunicazione silenziosa.
Di tanto in tanto, lungo il percorso, hanno costruito delle casette in legno per il bird watching
Il percorso che va verso destra invece è quello che preferisco: si cammina su una passerella di legno, perché l'acquitrino creato dal Tevere arriva a coprire e bagnare anche parte della terra ferma. Tutto è lasciato allo stato naturale e selvaggio. A sinistra il fiume, a destra la macchia. Nella calma e nel silenzio puoi sentire la natura che vive e parla con migliaia di linguaggi diversi.
E poi aspettare, fino all'ultimo raggio di sole, prima di rincasare. Fin quando ce n'è.
Postilla. Ormai il Pivellino lo sentiamo e lo vediamo tutti i giorni. Questi primi movimenti vengono chiamati Fruscio d'ali di farfalla, Bolle d'aria... nel mio caso niente di tutto ciò: sto pupo è l'Incredibile Hulk, ve lo dico e i suoi movimenti somigliano più a pugni ben assestati, a calci e scosse telluriche! La Panza vive ormai di vita propria. Toda Gioia!