Edito in Italia da Bao Publishing, il fumetto ha come assoluto protagonista Leo, poliziotto ligio ai suoi doveri, costretto a combattere una lotta impari contro i Super, uomini e donne che hanno desiderato e ottenuto superpoteri ma che, nella maggior parte dei casi, si sono in breve tempo infilati nel tunnel della malavita. Il poliziotto si trova perciò a confrontarsi con dei nemici che non può battere, in una situazione in cui le forze dell’ordine sono destinate a essere sconfitte e a sopportare le perdite. Quando il suo compagno di squadra John, durante uno scontro, perde una delle due braccia, Leo, sottoshock, decide di trovare il modo di acquisire anche lui un superpotere in modo da poter combattere i supervillain ad armi pari.
Da una parte troviamo lo sceneggiatore affrontare una tematica piuttosto abusata nei fumetti, quella del supereroe con superproblemi. Per evitare la comparazione con i classici dell’universo Marvel, Carrey propone come protagonisti della storia un gruppo di umani che ha ottenuto le proprie speciali capacità al mercato nero, rifacendosi a un immaginario completamente diverso.
Si prendano in considerazione in tal senso serie televisive come Heroes o Misfits, che in modo più o meno efficace, si ponevano il compito di indagare l’umanità e la meschinità dei soggetti dotati di superpoteri. Suicide Risk presenta spunti in comune con entrambi i telefilm, primi tra tutti la possibilità di acquisire un superpotere senza esserne dotati in natura, di ottenerlo in maniera illegale e la concezione divina del potere stesso.
Ma non da meno sono i punti in comune con alcune serialità fumettistiche precedenti come Powers, Astro City, Wanted e Gotham Central. E così, in questo primo numero, tramite Leo, capitolo dopo capitolo, iniziamo a capire cosa significa avere un potere (problematiche fisiche e familiari comprese) e che cosa c’è dietro alle sue sorprendenti capacità. l comportamenti dei suoi simili e le visioni che iniziano a invaderne la mente fanno intendere che ci sia una storia dentro la storia, per cui gli stessi personaggi con superpoteri introdotti nel primo volume sono sicuramente altro oltre loro stessi.
La caratterizzazione dei personaggi è molto approfondita e permette sin da subito di affezionarsi a Leo e alla sua famiglia e a interessarsi al misterioso team di malviventi a cui il poliziotto dà la caccia. Il protagonista ci appare come il poliziotto buono che mette i propri doveri lavorativi sopra ogni cosa e che proprio per questo si sente in colpa nei confronti di sua moglie Suni e dei suoi figli, che lo rispettano e che ripongono massima fiducia in lui. Un uomo che non può fare a meno di mettere la sua vita quotidiana in secondo piano rispetto alla lotta contro il crimine (e la vendetta poi) e lo fa a tal punto da rischiare la sua stessa vita e la sua stessa anima.
Per concludere, Suicide Risk #1 è un davvero un buon esordio per la coppia Carey-Casagrande che propone un fumetto con la giusta dose d’azione e in cui gli intrighi e i misteri, molteplici e avvincenti, sono racchiusi in una serie di scatole cinesi pronte ad aprirsi nei momenti più inaspettati, e una storia che ha tutte le carte in regola per diventare una serie tv, sulla scia del successo di The walking dead, Arrow, Flash e Gotham.
Abbiamo parlato di:
Suicide Risk #1 – Con rancore
Mike Carey, Elena Casagrande
Bao Publishing
120 pagine, brossurato 16×24, a colori
ISBN: 9788865432235