Suicidio: il contagio o Effetto Werther

Da Bloody Ivy

Ofelia – John Everett Millais – 1851/52 – particolare

“Non sono solo io: tutti gli uomini sono delusi nelle loro speranze, ingannati nella loro attesa.”

(Goethe – I dolori del giovane Werther)

Nelle tragedie, nei romanzi, nelle opere liriche, pittoriche, di tutte le epoche, il suicidio soprattutto quello femminile è sempre stato molto frequente, se non quasi onnipresente. Sicuramente al centro di alcuni dei maggiori capolavori della letteratura mondiale, dall’Antigone di Sofocle (442 a.C. – La tragedia appartiene al ciclo di drammi tebani ispirati alla drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. E’ la storia di Antigone che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello, contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte. Scoperta, viene condannata dal re a vivere imprigionata in una grotta. In seguito Creonte decide di liberarla, ma nel frattempo Antigone  si è impiccata. Questo porta al suicidio il figlio di Creonte, promesso sposo di Antigone, e poi della moglie di Creonte, Euridice, lasciando Creonte solo a maledire la propria stoltezza), ad Anna Karenina (nel romanzo Lev Tolstoj, la protagonista, dibattuta fra la passione per l’amante e le rigide regole sociali dell’epoca, decide di suicidarsi), a Madame Butterfly (opera di Giacomo Puccini. La storia racconta di un ufficiale della marina degli Stati Uniti che, sbarcato a Nagasaki sposa Cio-Cio-San che in giapponese significa Madama Farfalla. Dopo un mese di matrimonio la ripudia e ritorna negli Stati Uniti. Cio Cio San resta abbandonata e in attesa di un bambino ma, convinta del ritorno dell’amato lo aspetta fiduciosa,  come canta nel celeberrimo pezzo “Un bel dì, vedremo – levarsi un fil di fumo sull’estremo confin del mare. E poi la nave appare. Poi la nave bianca. Entra nel porto, romba il suo saluto. Vedi? È venuto!“. L’ufficiale infatti ritorna dopo 3 anni ma accompagnato da una nuova moglie sposata regolarmente negli Stati Uniti. Saputo del bambino vuole prenderselo e portarlo con sé in patria. Butterfly comprende e dopo aver abbracciato il figlio fa karakiri secondo l’usanza giapponese) e poi Madame Bovary (è il primo romanzo di Gustave Flaubert, 1857, racconta di Emma Bovary, moglie di un ufficiale sanitario che vive adultera per sfuggire dalla vita di provincia. Spende anche esorbitanti somme di denaro e quando i suoi amanti le rifiutano il denaro per pagare i debiti, Emma ingoia l’arsenico e muore. Faubert si ispirò a vicende realmente accadute di una donna di provincia, del cui suicidio si parlò in un giornale locale nel 1851), Hedda Glaber di Ibsen (dramma teatrale del 1890. Hedda ha sposato un uomo per mere ragioni economiche. Quando il rivale di suo marito dichiara di aver scritto la sua opera migliore grazie alla quale porterà via il posto di professore all’università destinato al marito, Hedda si ingelosisce. Una sera questo rivale ubriaco smarrisce il manoscritto che avrebbe dovuto condurlo al successo e lo confessa ad Hedda, che sapeva di come lo avesse trovato il marito ma non glielo rivela e, anzi, lo incita ad uccidersi fornendogli la pistola. Viene così trovato morto in un bordello, ma la sua morte è incidentale e non per suicidio. Il giudice Brack però è a conoscenza che Hedda ha dato la pistola per suicidarsi e minaccia di divulgare questa notizia se lei non accetta le sue avance. Hedda, disperata, sceglie di suicidarsi), La signorina Julie (tragedia in atto unico, 1888, del drammaturgo svedese August Strindberg.  Fine Ottocento, in una cittadine svedese, Julie, figlia di un conte, passa la sera di San Giovanni alla festa della servitù e seduce il giovane cameriere Jean, il quale si dichiara innamorato di lei e le racconta di come a causa della loro eccessiva diversità sociale, egli avesse perfino pensato ad uccidersi. Decidono di scappare ma non riescono nell’intento. Jean si sente colpevole e suggerisce alla ragazza il suicidio porgendole un rasoio affilato che Julie userà.
Strindberg oltre che di letteratura di occupò di scultura, pittura, fotografia, chimica, alchimia, teosofia e fu il destinatario di uno dei biglietti della follia di Friedrich Nietzsche
).

Ad un certo punto, constatando l’aumento di suicidi sulla scia dei successi di determinati romanzi, si cominciò a temere che il suicidio raccontato fosse contagioso.

La prova definitiva si ebbe con l’ondata di suicidi fra i giovani lettori del ‘I dolori del giovane Werther’, pubblicato nel 1774, di Johann Wolfgang Goethe. Un romanzo in stile epistolare, composto da una serie di lettere che il protagonista invia al suo amico Wilhelm, nel corso di 20 mesi. Werther, un ragazzo ventenne di buona cultura, si reca in campagna in occasione di una festa dove incontra e si innamora di Charlotte, già promessa  sposa ad Albert. Nei giorni successivi la confidenza fra i due aumenta mentre Werthel è sempre più infatuato. Al ritorno di Albert, Werther si rende conto dell’impossibilità di continuare la sua storia d’amore. Ciò getta il giovane nello sconforto, cambia carattere e quando viene a sapere del matrimonio tra Albert e Lotte comincia a meditare il suicidio.
Lotte chiede a Werthel di trasformare il loro rapporto in un sentimento di amore fraterno, ma Werther  non si frena e la bacia, dopodiché lei gli intima di lasciare la casa. Werther, affranto, si fa prestare delle pistole da Albert con la scusa di una battuta di caccia e a mezzanotte si spara alla tempia. Il mattino dopo viene ritrovato in fin di vita e qualche ora dopo muore. Verrà sepolto in mezzo a grandi tigli come lui stesso aveva chiesto nella sua lettera d’addio.

“Un vicino vide il lampo e sentì il colpo; ma poiché dopo tutto rimase tranquillo, non ci pensò più.”

(Goethe – I dolori del giovane Werther)

Il romanzo riscuote un successo strepitoso, è in perfetta linea con i temi del Romanticismo, soprattutto quello tedesco: lo struggimento per un amore impraticabile, la passione opposta alla ragione, il presupposto felice e sperato che si rivela non compatibile con la dura realtà, la morte come fuga da un mondo ipocrita.
La morte è onnipresente nel romanzo, scelta al posto di sottostare alle regole della società. Le ultime parole di Werther sono per Charlotte, l’amore della sua vita. Muore per amore, sublimando il suo amore. E’ la volontà di ribellarsi ad una società fredda, basata sulle leggi della convenienza a portarlo alla decisione del suicidio. E’ un ribelle innamorato.
Il libro viene letto ed elogiato dalla nuova generazione e Werther diventa l’eroe romantico. Prende piede, addirittura, il lifestyle alla Werther, e gli abiti descritti nel romanzo, marsina azzurra, panciotto e pantaloni gialli  diventano moda. Gli innamorati regalano le silhouette come Werther a Lotte nel libro, e le scene della loro storia d’amore vengono dipinte persino sui servizi di piatti e tazze di porcellana.

“Ce n’è voluto prima che mi decidessi a metter via la mia semplice marsina azzurra che avevo quando feci il primo ballo con Lotte; ma da ultimo era assolutamente impresentabile.
Ma me ne sono fatto fare una proprio come quella, con bavero e risvolti, e anche con un altro panciotto giallo e i relativi pantaloni.” 

(Goethe – I dolori del giovane Werther)

Werther è l’eroe romantico che si spara alla testa perché innamorato di una ragazza che per convenzioni sociali sposerà un altro, e i giovani lo ammirano e, ahimè, lo emulano, tanto che aumentano a dismisura i casi di suicidio fino ad arrivare ad un epidemia, in tutta Europa.
In alcuni paesi si decise di vietarne la circolazione.  La Facoltà teologica dell’Università di Lipsia, nel 1775 annunciò: “Poiché lo scritto del signor Goethe può impressionare i lettori, soprattutto quelli di carattere più labile, in maniera negativa, e svegliare i sensi di determinate donne istigandole alla corruzione, abbiamo deciso di interdirne la distribuzione“.

L’effetto Werther si ripropose anche nel 1802 dopo la pubblicazione in Italia del romanzo, sempre epistolare e dalla trama molto simile a quello goethiano, ‘Le ultime lettere di Jacopo Ortis’,  di Ugo Foscolo. Anche qui l’eroe romantico, non può essere ricambiato dalla sua amata Teresa, che ha baciata innamorandosene perdutamente, poiché è già promessa sposa ad un altro per le solite ragioni economiche. Ortis, deluso sentimentalmente e politicamente, passa il tempo a leggere Plutarco e a scrivere al suo amico. Quando viene a conoscenza che Teresa si è sposata scrive un’ultima lettera a Teresa e una al suo amico e poi, consapevole che non sarà mai più felice e che la sua vita ormai non ha più senso, si uccide piantandosi un pugnale nel cuore. L’amico dopo il suicidio di Jacopo avrebbe consegnato alla stampa le sue lettere, aggiungendone una presentazione e una conclusione.
‘Le ultime lettere di Jacopo Ortis’ viene considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana.
Il romanzo del Foscolo fece molta presa sui ragazzi italiani che, nel protagonista ci si identificarono, ammirandolo e purtroppo imitandolo anche nel gesto finale.
Fu la riprova che la storia di un suicidio può rendere il suicidio contagioso, specie se ci si identifica nei sentimenti al suicida.

Oggigiorno, quando le storie non si veicolano solo tramite i libri, l’espressione ‘effetto Werther’ si riferisce al fenomeno per cui la notizia di un suicidio, pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa, provoca nella società una catena di altri suicidi. Spesso camuffati, come quando. cominciando a guidare in modo molto imprudente, si attente che capiti l’incidente mortale.

Notizie che accendono la suggestionabilità e suscitano spirito di imitazione, di una morte intesa come fine di una situazione sofferta, troppo dura da gestirei, siano vere o soltanto da film, hanno un potere, spesso incontrollabile, e sono in grado di incidere anche sulla morale comune, quella delle folle.
Sì, perché attingiamo dalle azioni degli altri di cui veniamo a conoscenza, per decidere quale sia l’atteggiamento giusto che dovremo adottare anche noi quando e se ci si presenteranno situazioni simili e se già vediamo somiglianza alla nostra condizione.
Gli imitatori tendono a prendere come modello una persona simile a loro, così, dopo la notizia di suicidi fra adolescenti sono i suicidi di giovani ad aumentare  e viceversa, quando la notizia riguarda un anziano malato o in uno stato depressivo, gli imitatori sono vittime anziane, lo stesso vale per imprenditori caduti in disgrazie finanziarie.
In molte persone che stanno attraversando percorsi di vita infelici, ci può essere un proposito suicidario latente, anche solo momentaneo e, portarsi ad identificarsi nei protagonisti di atti di suicidio di cui sentono dai media, può convincerle a metterlo in atto.
L’esistenza di fenomeni emulativi di quanto visto nei media dovrebbe condurre ad una riflessione sul mondo e su se stessi che forse non tutti sono più in grado di fare.

Varie e dalle motivazioni ben più facilmente comprensibili però furono le ondate di suicidi che si verificarono in altri anni in Europa.

“Il tipo di pubblicità dato al suicidio può influenzare il tasso dei suicidi.
Studi sulla suggestione indicano che un modello è più facile da essere imitato, se le sue caratteristiche sono simili a quelle di chi imita.”

Pavesi Pretari (Effetto Werther. L’influenza dei mass-media sul suicidio)

qui in pdf il romanzo di Goethe I dolori del giovane Werther in italiano

qui in pdf il romanzo di Ugo Foscolo Le ultime lettere di Jacopo Ortis

to be continued
altri post sul suicidio
1. Suicidio, il neologismo ——- 2. Suicidio, la definizione

Bloody ivy