Suicidio: protestanti più dei cattolici

Creato il 18 gennaio 2013 da Uccronline

Il suicidio, al di là dell’evidente valutazione negativa morale e religiosa, è uno degli indici di benessere più significativi e facilmente accertabile in maniera oggettiva e statistica. Già dalla classica ricerca di Durkheim (1897), che viene considerato il primo studio scientifico sociologico, è noto che tra le persone credenti, rispetto alle non credenti, si riscontra un minore tasso di suicidi. E nello specifico si riscontrano minori suicidi tra i cattolici rispetto ai protestanti.

L’interpretazione del fenomeno fornita dal padre della sociologia verteva sul concetto di “anomia“: le persone senza leggi (a-nomos), o meglio senza forti relazioni e condizionamenti sociali, si sentono di fatto più sole, dunque con meno risorse utili a disposizione per affrontare le piccole e grandi fatiche che la vita quotidianamente riserva. Le persone credenti hanno però degli ideali a cui aggrapparsi e dai quali trovare consolazione. E i cattolici, più che i protestanti, sono inseriti in comunità e relazioni sociali (con meno anomia) che li possono eventualmente aiutare con sostegno emotivo, informazioni e mezzi.

A più di un secolo dalla ricerca apripista di Durkheim, può essere utile segnalare la recente (agosto 2012) ricerca su tema divulgata da ricercatori universitari, compiuta esaminando i suicidi avvenuti tra 1981 e 2001 in Svizzera, dove convivono la fede cattolica e quella protestante nelle sue varie denominazioni. Si tratta di un elemento particolarmente prezioso, perché relativo a un campione complessivamente conforme quanto a struttura politica e situazione socio-economica. Il risultato non desta sorprese: rispetto ai cattolici, ancora i protestanti sono più propensi al suicidio. Nello specifico: a parità di fattori socioeconomici (p.es. reddito, stato famigliare…) più è alta la quota di cattolici in un cantone, minore è il tasso di suicidi.

Chissà se Martin Lutero, ovunque si trovi ora, ha mai ripensato a quello che ha causato con i suoi scritti alla Chiesa e alla società. Personalmente non ho dubbi che, se potesse tornare a quel 31 ottobre 1517, si guarderebbe bene dall’appendere quel manifesto al portone della chiesa…

Roberto Reggi


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