La morte aleggiava nel cielo e all'improvviso si tuffava, piombava dall'alto ad ali spiegate e becco d'acciaio dardeggiante, puntava su quella lunga fila tremante di insetti neri che strisciavano lungo la strada. Tutti si buttavano a terra, le donne si stendevano sui figli per proteggerli con il loro corpo. Quando il fuoco cessava, solchi profondi restavano scavati nella folla, simili a spighe di grano piegate in un giorno di tempesta o ad alberi abbattuti che formano strette e profonde trincee. Dopo pochi istanti di silenzio gemiti e richiami si levavano, si rispondevano, gemiti che nessuno ascoltava, richiami lanciati invano...
Sì. In fondo, di questo si tratta. Suite francese è un libro in cui è racchiusa una vicenda personale, un’esperienza veramente vissuta, un piano esistenziale non astruso ma reale. Irène visse quel tempo, quei luoghi, quelle vicende. La storia è, infatti, ambientata nel 1940 durante l’occupazione tedesca in Francia. Irène cominciò a scrivere il libro poco prima di essere deportata ad Auschwitz, ma l’opera non vide mai la parola fine rimanendo incompiuta, perché fu la vita dell’autrice ad avere termine nel 1942 proprio nel famigerato campo di concentramento.
Il libro fu scoperto, quasi mezzo secolo dopo, dai famigliari della scrittrice. Sarà dura trarre un film da un libro acclamato come questo, pennellato di lirismo e poesia, culto della stessa scrittrice (che lo paragonò alla Quinta di Ludwig Van Beethoven), soprattutto considerando il fatto che la storia sarà tagliata, concentrandosi solo sul triangolo suocera-nuora-spasimante, ma noi non disperiamo. D’altronde, tra le pagine del libro come in quelle del futuro film, sarà bello poter scorgere ricordi della vita di Irène e, per poco, farli nostri.