di Rina Brundu. Ad un certo punto Massimo Giletti si è accasciato, o meglio si è seduto su un basso scranno dello studio adducendo la semiseria scusa di un “mancamento” procurato dall’assurdità delle storie di ordinaria corrutela italica che andava raccontando. Poi si è rialzato ma aveva la voce roca e non è riuscito a concludere il discorso, quindi ha delegato al successivo servizio esterno il compito di mandare avanti il programma. Bene o male, il presentatore è infine riuscito a chiudere la prima parte de L’Arena (Rai1, ore 14:00), e ritengo abbia continuato anche con la seconda parte ma a quel punto avevo già cambiato canale.
Un leggero malore? Sembrerebbe, così è parso. Tuttavia the show must go on dicevano gli intrattenitori di una volta ed è indubbio che questo è ciò che ha fatto il Giletti di oggi: ligio al dovere è andato avanti. Ma perché non riposare un poco? A parte il fatto che la salute dovrebbe venire prima di tutto, perchè non prendersi una pausa anche dalla conduzione dell’epopea RAI degli scandali regionali? L’opzione non è da scartarsi.
Di fatto sono ormai anni, forse uno, forse due, che Giletti ha fatto quasi un’arte della presentazione di episodi di varia corrutela italica: dagli abusi politici procurati dall’insana pratica del finanziamento pubblico ai partiti fino all’abominevole logica nell’assegnazione delle case popolari e alle truffe correlate.
C’é un problema narrativo però. Nello specifico, il problema nella narrazione mediatica gilettiana è che il testo e il paratesto risolvono e si condensano in un minestrone dialettico spettacolarizzato ma senza sale, dunque incapace di pungere davvero. Soprattutto, la narrazione è invariabilmente di tipo a-giornalistico, ovvero a posteriori. Ci si chiede per esempio dove fossero questi servizi della RAI negli anni in cui quel malaffare veniva perpetrato e – il programma REPORT della Gabanelli escluso – dove siano i servizi RAI che riguardano gli scandali attuali. In progress. Ci si chiede insomma quale sia l’epica morale che L’Arena tenta di far passare, forse che i grandi peccatori italici hanno vissuto tutti quanti in una mitica, quanto finita, età del disdoro? Che si possono raccontare i peccati degli ex-potentati perché i potenti di oggi sono altri?
Colpiva, anche tra le maglie dell’odierna, incredibile celebrazione mediatica dei nostri peggiori vizi nazionali, la nuova partecipazione al programma – tra i numerosi ospiti cool ed ex-cool – dello scrittore Mauro Corona. Una volta di più costui pareva un pesce fuor d’acqua, un esemplare di una specie diversa, un peregrino capitato colà più per caso che per destino e che volente o nolente si era preso sulle spalle la grande responsabilità di testimoniare che là fuori il mondo normale continuava comunque ad esistere. E a lottare con noi, dicevano nel ’68. Quando si dice il compito improbo!!
Featured image, una bella fotografia di Corona ripresa dal sito dell’editore IBS.