Un libro sul nulla o piuttosto un libro su molte cose, pur senza la pretesa di farle proprie. Difficile dire cosa sia davvero Baku, ultimi giorni di Olivier Rolin. In primo luogo, certo, un viaggio che sarebbe stato impossibile senza la potenza della parola.
Olivier Rolin è a Baku, nell'Azerbaijan, sulle sponde del Mar Caspio. In realtà si tratta di un ritorno. Anni prima c'è già stato e in quell'occasione gli è venuto in mentre di scrivere un racconto in cui mette in scena la sua stessa morte, nella camera di albergo dove stava alloggiando. C'è un luogo, c'è una data. E per quella data decide di tornare in quello stesso luogo, fosse solo per vedere "come andrà a finire".
Quindi c'è Baku, c'è il Caucaso, c'è un mondo remoto e sconosciuto, steppe e macerie del socialismo, popoli nomadi e moschee. Un viaggio straordinario, affascinante, pieno di sorprese: un viaggio che in primo luogo chiama in causa la possibilità della parola scritta, la sua verità, la sua possibilità di farsi destino.