Vivono a Roma.
Una sera l’amico saggio dice all’amico irrequieto: non capisco.
Ho bisogno di un periodo di tempo per capire qual è la mia strada.
E decide di farsi frate.
Anche l’amico irrequieto non capisce.
Anche lui ha bisogno di un periodo di tempo per capire qual è la sua strada.
E va via dall’Italia.
L’amico saggio si priva di ogni mezzo di comunicazione col mondo esterno.
Prega, coltiva l’orto, uno stile di vita in piena simbiosi con la natura. Vive con il suo saio, il rosario e poco altro.
L’amico irrequieto cerca in modo ossessivo il diverso, le situazioni che lo mettono a disagio, le esperienze che tempo addietro non avrebbe mai fatto. Utilizza ogni mezzo di comunicazione per ampliare i contatti. Non dà punti di riferimento. Impara a mettere la sua vita dentro una valigia di 20 Kg.
Passano due anni.
L’amico saggio e quello confuso si rivedono.
Un giorno, a Roma.
L’amico irrequieto dice: sono passati due anni e non ho ancora capito se questa è la mia strada.
In compenso però ho trovato altre risposte a domande molto più interessanti.
In compenso, dice, ho capito chi sono e chi non ero.
I due amici ridono.
Attorno la natura.
L’amico saggio dice: neanche io ho capito fino in fondo. Ma forse le strade non sono fatte per essere capite. L’importante è essere felici durante il percorso.
I due amici sono seduti su una panchina nel giardino del convento.
Ridono.
Al di là è tramonto.