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Sul perché una legge contro l’omofobia ora in Italia non deve essere una priorità

Creato il 26 luglio 2013 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Sul perché una legge contro l’omofobia ora in Italia non deve essere una priorità

E’ vero che l’etica deve esser posta in prima linea. Non è ammissibile che deputati e senatori si esprimano usando termini come froci, scimmioni, negri
Ma per salvaguardare la questione etica qui e ora, è proprio necessaria una legge del parlamento?
Sorvolo sulle fabbriche che chiudono, gli sprechi della politica, la sanità che ci sta lasciando ecc… tutti ambiti che necessiterebbero di interventi, a mio parere, più urgenti.

Una volta un tipo, mi pare Aristotele, ha detto che l’etica è PRATICA, finalizzata all’azione, non alla speculazione. Cioè: bisogna capire se una frase o un gesto è virtuoso, saggio, ragionevole o meno in base alle conseguenze pratiche sulla felicità degli individui coinvolti. E poi, una volta capito, bisogna comportarsi, agire di conseguenza.
Di sicuro se un deficiente di deputato offende qualcuno chiamandolo negro o frocio, la sua offesa intacca la libertà della vittima, dunque bisogna fare qualcosa.
Ma cosa?
Una legge per impedirgli di offendere?

A parte il fatto che leggi del genere, a partire dalla Costituzione e giù giù (son sicura fino ai regolamenti del parlamento) esistono già, una nuova legge più specifica, e magari anche più efficace in termini di sanzioni, servirebbe, dal punto di vista pratico?
Una legge in Italia vale poco se non viene applicata con una serie di regolamenti e circolari a caduta (e spesso anche se questi atti vengono emessi, sono illeggibili/discordanti e dunque la legge resta lettera morta).
Ma facciamo finta che una legge sull’omofobia/razzismo/sessismo vada in porto.
Bello.
Bellissimo segnale.
E poi?

Una legge può tappare una, dieci, mille bocche, ma non cambia i cervelli.
Soprattutto, non cambia i cervelli di coloro che non si sono uniti alle offese, ma che non hanno battuto ciglio quando le hanno sentite.
E questi sono tanti.
L’indifferenza collettiva davanti a certe frasi o gesti è altrettanto colpevole e sintomatica.
Ma non la curi con le leggi.

Dunque che si fa, si rinuncia a qualunque tipo di intervento?
No, non sarebbe etico.

Scendiamo in strada e sentiamo una barzelletta sugli ebrei, sui gay, sui neri… e ridiamo.
Attenzione! Quando si ride, si crea empatia con colui che ci ha fatto ridere: il riso è una manifestazione di consenso col suo sistema di valori; mentre gettiamo uno stigma sull’ebreo, il nero, l’omosessuale oggetto della risata.
Il riso è una presa di posizione.

Non dobbiamo ridurci a combattere le manifestazioni esteriori di razzismo, omofobia & C. con una legge. Bisogna andare più in profondo con il controllo sociale.
Non parlo dell’orwelliano Big Brother, ma della creazione, tramite un certo tipo di controllo sociale, di Rispetto:
“E’ la comprensione della legge morale che produce nell’essere umano il sentimento di rispetto”, dice la Marzano (legge morale, non legge tout court, il rispetto non si crea per legge).

I valori morali di una società si nutrono anche, nel bene e nel male, di arte, letteratura, scienza, gossip, diffamazioni… (Donskis)
Le battute razziste/sessiste mirano a reprimere le eccentricità/minoranze: il riso è un controllore sociale.
Nel caso dei deficienti di cui sopra, il riso è applicato sotto forma di sarcasmo, con lo scopo di demolire, far male, allontanare.

Perché allora non esercitare il controllo sociale in senso contrario sfruttando lo stesso strumento, il riso?
Magari sotto forma di ironia (non direi umorismo, perché no provo alcuna simpatia per certi Calderoli & C, ma forse qualcuno più buono di me ci riesce).
Sfruttiamo l’ironia per mettere certi cialtroni in ridicolo nell’arte, nella letteratura, nel teatro, nel cinema, nei settimanali, nei quotidiani, all’ufficio postale…

Faccio solo un esempio: nell’ultimo mese mi sono capitati in mano due libri (“La coda del parroco” di Cibotto e “La pelle” di Malaparte) in cui i gay venivano descritti in modo molto poco… politically correct. Qui le letteratura stigmatizza una fetta di popolazione.
E’ solo un esempio di una certa presa di posizione.
E allora… prendiamo la posizione opposta!
Tocca all’arte, al cinema, alla tv, ai giornali, alla gente per strada mettere in ridicolo chi si fa portavoce di certe affermazioni.
Il senso del ridicolo agirà come sprone per il cambiamento dei singoli: nessuno vuole essere deriso stigmatizzato, isolato.
Inutile emettere leggi per chiudere le bocche se poi le stesse bocche trovano consensi in mezzo alla gente comune.

Ci vorrà un po’ di tempo. Ecco perché bisogna incominciare subito.

Ah… nell’urgenza di restituire un po’ di dignità ai politici italiani, se vogliamo evitare offese e parolacce, applichiamo sanzioni pecuniarie immediate.
Quelle le capiscono tutti. Subito.



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