Dire che i libri costano troppo è facile, fermarsi a pensare un po' meno. Anche su cose banali: non tutti i libri costano 20,00 €, i tascabili in genere hanno un prezzo che oscilla fra i 5,00 e i 14,00 €. Non ci vuole molto a vederlo, invece di ribadire ciecamente la frase che ho letto in almeno una decina di commenti. Peccato che io non ricordi più quale fosse l'articolo, altrimenti lo linkerei. Anche il prezzo di un tascabile è troppo? Per alcune persone sì, non mi metto a fare i conti in tasca agli altri, e magari per qualcuno anche il prezzo di un libro usato comprato al mercato o in qualche bancarella è eccessivo. Ma questo è un problema diverso, legato alla disoccupazione, a stipendi troppo bassi, a situazioni che non dovrebbero verificarsi e che invece si verificano. Non è comunque necessario spendere soldi per leggere, esistono le biblioteche, e lì i libri si trovano gratis, ed esistono i prestiti fra amici. In questo momento io ho fuori di casa Il tormento e l'estasi e Brama di vivere, entrambi di Irving Stone, Il paese delle due lune di Guy Gavriel Kay, Un altro mondo di Jo Walton, La nuova dinastia di Silvana De Mari e Sorelle di Raina Telgemeier. Per la verità quest'ultimo lo ha prestato Alessia a un'amica, ma io le ho sempre detto che se un libro le piace è giusto provare a condividere questa passione. E in casa, in prestito, ho Il gigante sepolto di Kazuo Ishiguro. Non è davvero obbligatorio spendere soldi per leggere, anche se a seconda di dove si vive e del fatto che si abbiano o no gli stessi gusti di lettura con i propri amici può essere più o meno facile mantenere le spese entro limiti ragionevoli per il proprio budget. Ma perché i libri hanno il prezzo che hanno? Un libro interessantissimo, di cui consiglio la lettura anche se è di qualche anno fa, è I mestieri del libro di Oliviero Ponte di Pino. Riprendo alcuni brani.
Comincio con il capitolo sulla stima dei costi necessaria a determinare il prezzo del libro.
I costi si suddividono in costi fissi e costi variabili.
I costi fissi comprendono le spese che non dipendono dalla tiratura: in altri termini, si tratta di costi che è necessario sostenere a prescindere dal fatto che si stampino una sola copia o un milione di copie. Tra i costi fissi rientrano i costi redazionali (revisione, correzione bozze, impaginazione, più eventuali apparati, per esempio indice dei nomi, illustrazioni, ecc.), oltre che le spese per l'eventuale traduzione e/o curatela, l'impostazione della copertina (grafico, eventuale illustrazione, stesura dei testi dei risvolti). Rientrano nei costi fissi anche le eventuali lastre tipografiche e gli avviamenti delle macchine da stampa. È banale notare che con una tiratura più alta questi costi si distribuiscono su un maggior numero di copie e dunque incidono proporzionalmente meno sul costo della singola copia.
I costi variabili sono invece proporzionali alla tiratura. Vi rientrano alcuni costi indipendenti dal prezzo di copertina, come carta, stampa e legatura. Altri costi sono invece proporzionali al prezzo di copertina: i diritti d'autore, che possono infatti variare da un minimo del 5% del prezzo di copertina per le edizioni economiche (e a volte ancora meno per le edizioni abbinate in edicola) a un massimo del 10-12%, con punte più alte per autori di grande richiamo e altissime tirature iniziali; e le spese di commercializzazione (promozione e distribuzione, oltre che lo sconto per il libraio), che oggi incidono complessivamente per il 55-60% del prezzo di copertina. 1
Vanno poi calcolati i costi di struttura (affitto, luce, affitto, stipendi dei dipendenti e compensi dei collaboratori fissi, oneri finanziari, ecc.; e l'invenduto, che nel settore è fisiologico), che vengono ripartiti sui singoli titoli in base alla produzione annuale della casa editrice, tenendo eventualmente conto della collana di destinazione. Ancora, le spese promozionali sostenute direttamente dall'editore (per esempio la pubblicità).
Infine (o meglio, prima di tutto) va considerato il margine di redditività dell'azienda.
Vedi Romano Montroni, Vendere l'anima, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 139
(Pagine 88-89)
Per la cronaca ho letto anche il libro di Romano Montroni, ma non vado a tirarlo giù dallo scaffale altrimenti non vengo più fuori da questo articolo. Un interessante articolo sul prezzo dei libro, realizzato basandosi anche su I mestieri del libro che proprio io gli ho prestato all'epoca (visto? i libri si prestano) lo ha scritto Emanuele Manco oltre un anno fa: http://www.emanuelemanco.it/sui-prezzi-dei-libri/.
All'interno del libro Ponte di Pino parla di tutte le persone che in qualche modo sono legate ai libri per la loro realizzazione e commercializzazione, tutte persone che vanno pagate, e l'elenco è davvero lungo. Ora però faccio un bel salto in avanti ne I mestieri del libro e passo alla differenza fra librerie e supermercati e al meccanismo degli sconti. Non che in resto del libro non sia interessante, ma da un lato non rientra nel mio discorso e dall'altro mica posso citare tutto il libro, non sono io a detenerne i diritti.
Bisogna tenere presente che le librerie accolgono gran parte dell'offerta editoriale, soddisfacendo esigenze conoscitive e di intrattenimento assai articolate; i supermercati e la grande distribuzione selezionano invece soltanto ciò che ha dimostrato una buona commerciabilità. Ogni anno vengono pubblicate oltre 50.000 novità: i supermercati ne scelgono circa 3000: costituiscono dunque un formidabile amplificatore dei principali successi, anche se queste 3000 novità più vendibili sono spesso opera di autori i cui primi libri, prima che ottenessero successo, non erano comparsi nei supermercati.
Emblematico il caso del Belgio, dove l'eliminazione del prezzo fisso nel 1984 ha scatenato una rincorsa allo sconto da parte dei supermercati, privando le librerie di un'importante fonte di sostegno e costringendo molti librai indipendenti alla chiusura. Successivamente l'eccessiva concorrenza ha portato all'espulsione del prodotto libro anche dai banchi della GDO, poiché non produceva più sufficiente margine: di conseguenza l'abolizione del prezzo fisso ha drasticamente indebolito la struttura distributiva del libro nel Paese.
(Pagine 161-162)
Insomma, i supermercati vendendo una selezione di libri a prezzo stracciato (e tirando il collo agli editori, perché mica erano i supermercati a rimetterci, erano gli editori costretti a fare ai supermercati uno sconto altissimo in modo che i supermercati potessero a loro volta fare lo sconto altissimo al cliente) hanno costretto le piccole librerie a chiudere perché il guadagno era sparito. Giusto per fare un esempio concreto noi vendiamo La guerra di Giugurta di Sallustio, che il supermercato non ha, ma il guadagno non sta lì, sta nelle Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James. Se però la James da non vendesse più perché tutti la comprerebbero al supermercato per risparmiare 1 o 2 euro, noi chiuderemmo e Sallustio sparirebbe dalla circolazione.
In più, dopo un po' di tempo non solo gli editori non starebbero in piedi, ma pure il supermercato vedrebbe scarsi guadagni ed eliminerebbe la sezione libri dai suoi scaffali. Dal 2011 in Italia abbiamo una legge che regolamenta gli sconti sui libri, ne ho già parlato qui: https://librolandia.wordpress.com/2011/07/27/sconti-cambiano-le-regole/.
A proposito di editori che non starebbero in piedi, e della convinzione che gli editori carichino troppo il prezzo (fra i commenti che ho letto recentemente un tale diceva che all'editore rimane il 95% del prezzo di copertina, ma da dove gli è venuta quest'idea assurda?), mi sono imbattuta in un altro blog. Questa volta però ho tenuto il link e ve lo posso riproporre: http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2015/10/20/come-si-fa-il-prezzo-di-un-libro-e-perche-e-giusto-pagarlo-tutto/23338/. Andrea Coccia leggendo un fumetto di Eris Edizioni (un editore di cui io ignoravo persino l'esistenza, in Italia esistono migliaia di editori) ha visto un riquadro nel quale l'editore spiega come è ripartito il prezzo del libro e lo ha pubblicato. Io ve lo ripropongo:
Nella prima voce, la distribuzione, tenete presente che esistono i costi di magazzino del distributore stesso. Come scrivevo privatamente qualche giorno fa a un mio contatto su Facebook, il magazzino ha un costo. L'editore (o, in alternativa, il distributore) paga le tasse sui libri invenduti (e quindi sulle perdite) perché secondo la nostra assurda legislazione quei libri sono fonte di potenziale guadagno e quindi vanno tassati. Distribuzione significa anche camion che portano i libri nei negozi, e quindi autisti e benzina.
E poi esistono i guasti, e se alcuni sono fisiologici altri fanno rabbia. Giusto ieri mi è capitato fra le mani un libro che passava da pagina 56 a pagina 300 (e rotti, non ricordo il numero preciso). Evidentemente c'è stato un problema nella fascicolazione e anche se l'editore ha speso soldi per stampare quel libro sono soldi buttati via. Errori di questo tipo capitano più spesso di quanto non crediate, un piccolo margine del prezzo di copertina va a coprire questi errori. E poi ci sono i guasti che fanno rabbia. Libri per bambini con adesivi in cui in negozio i bambini staccano gli adesivi e li riattaccano dove vogliono, rendendo il libro invendibile. E state tranquilli che i genitori sono attentissimi: controllano sempre che i lori figli si divertano, facendoci il danno, quando noi non siamo nei paraggi, in modo da non dover pagare il libro che hanno usato. O l'enciclopedia a cui qualche figlio di buona donna ha strappato un paio di pagine perché evidentemente solo quelle gli servivano. Non sto scherzando, ho davvero trovato un'enciclopedia in queste condizioni, così come abbiamo trovato un libro al cui interno qualcuno aveva appuntato (in penna) un numero di telefono o un libro di test con tutti i test fatti. E cosa dire di quelli che non sapendo dove buttare le gomme da masticare (i dieci cestini che abbiamo sul piano evidentemente sono più invisibili del loro cervello) le appiccicano sulle copertine dei libri? Con il campionario degli orrori mi fermo qui, ma questo genere di danni è qualcosa di cui siamo tutti consapevoli (assuefatti no, ogni volta proviamo una rabbia che non vi dico) e che aumenta il prezzo dei libri. Ci sono i furti, e per un ladro che cogliamo sul fatto chissà quanti la fanno franca. Quel 63% che Eris indica per promozione, distribuzione e librerie copre anche i vandalismi da libreria oltre che varie spese di struttura (non è che al negozio rimanga il 63% del prezzo di copertina, io sarò un po' rigida su certe cose ma il mio stipendio lo voglio e anche tutti i mesi, e non sono l'unica dipendente del negozio...)
Per chiudere riporto una manciata di righe da pagina 198, dove Ponte di Pino riporta alcuni falsi miti dell'editoria. A me interessa il numero 7:
I libri sono cariSe ci si riferisce a un romanzo e all'impiego del tempo libero, il costo/ora di un libro è inferiore a quello di una partita di calcio, di un film al cinema, di uno spettacolo teatrale, di un concerto.