Pattaya, pur non essendo una grande città, è molto caotica e spesso snervante per il traffico.
Ma a volte basta entrare in un tempio per riiniziare a respirare più lentamente.
Basta osservare i monaci che si muovono silenziosi.
Soffermare lo sguardo sui credenti che compiono inchini e movimenti antichi.
Seguire il disperdersi del fumo degli incensi nell’aria. Respirarne l’aroma.
Posare gli occhi sul bianco dei fiori di loto.
Seguire il movimento del bastone che colpisce le campane. Campane presenti in tutti i templi buddhisti.
Diverse dalle nostre campane occidentali che hanno dentro il batacchio e producono il suono quando vengono fatte oscillare. Le campane buddhiste sono vuote e immobili ed il suono si propaga quando vengono colpite.
Suono che serve per trasmettere il risveglio dall’illuminazione. Suono che tocca le corde più profonde dell’anima. Suono che purifica il luogo in cui viene emesso, tenendo lontani gli spiriti cattivi. Suono che annuncia la meditazione.
Nella mia ultima visita al Tempio Wat Chai Mongkol ubicato nella caotica South Pattaya Road, ho assistito al rito dei fedeli che compievano un giro sotto ad una tettoia, colpendo con un bastone ognuna delle tante campane appese.
Uomini, donne e bambini.
Un susseguirsi di suoni che hanno avuto il potere di calmarmi.
Ho sorriso guardando ragazze e bimbi che cercavano di lanciare una moneta nella nicchia che ospita un Buddha, sicuramente un rito portafortuna.
Ho passeggiato fra gli alberi maestosi che offrono un fresco riparo per i monaci.
Ho visto il bianco ed il giallo del tempio riflettersi nelle acque verdi del lago.
Complice una giornata in cui l’azzurro del cielo si contendeva l’orizzonte con il bianco delle nuvole, ho guardato lungamente le punte dei tetti protendersi verso l’alto.
E le bandiere gialle con lo stemma reale agitarsi nel vento.
Così, semplicemente, è tornata la calma dentro di me.