Anni orsono ebbi l’occasione di sperimentare alcune tecniche di rilassamento, come il training autogeno, scoprendo che saper “abbandonare” una parte del proprio corpo, un singolo arto o muscolo, può significare averne il pieno controllo. Nel training autogeno funziona proprio così; ma ci sono molti altri metodi che lavorano sull’autoconsapevolezza, arrivando all’educazione del corpo attraverso lo studio della qualità del movimento anche nelle semplici attività quotidiane, come il Feldenkrais; o attraverso le tecniche di meditazione dei vari tipi di Yoga. D’altronde il musicista, nella convinzione di riuscire a controllare meglio l’esecuzione, è spesso propenso a tenere in tensione parte della muscolatura della schiena e dell’avambraccio, mentre è proprio così che il suono perde morbidezza acquistando invece livore, asprezza. Lo stesso accade anche con la respirazione per gli strumentisti a fiato; ma la respirazione è per chiunque alla base dell’equilibrio psico-fisico. Con le tecniche di rilassamento un musicista può (ri)conquistare un generale benessere anche nei momenti di grande tensione come le esibizioni pubbliche, per giungere ad un migliore controllo del suono e infine allo stato di equilibrio ideale per comunicare le proprie idee espressive: tecniche come la Feldenkrais o la Alexander trovano specifiche applicazioni sui musicisti. Naturalmente esistono delle tecniche che applicate in modo estremo possono risultare controproducenti, visto che quel “controllo” prevede necessariamente una minima tensione.