Questa differenza di approccio identitario – storicista di Verdi e mitologico di Wagner – si chiarisce maggiormente esaminando la differente ricerca teatrale dei due. Il Cigno di Busseto intendeva realizzare un teatro d’Opera che si inserisse, nobilitandola, nella tradizione moderna borghese, da Shakespeare a Hugo; per farlo, aveva bisogno di realizzare una sintesi tra parola e musica che potesse essere compresa nell’azione scenica. Da qui, l’ossessiva ricerca di un poeta per musica ideale, in grado di dare voce all’esatta idea teatrale del maestro. Wagner, più che al teatro come rispecchiamento civico, era interessato alla possibilità di creare, nel teatro, grazie alla sua innata multimedialità, l’opera d’arte totale. Il suo teatro, più che nella scena, si realizzava nella psiche del pubblico, attraverso la potenza evocativa del mito e della musica. Il flusso musicale che abbatteva le convenienze e le convenzioni teatrali non si preoccupava dell’immedesimazione e dell’intrattenimento del pubblico, il dramma veniva astratto e la parola, essendo parte integrante del flusso, non poteva che essere scritta dallo stesso pugno del compositore. Il teatro di Wagner è un ritorno alle origini, alla ritualità religiosa; quello di Verdi, si inserisce, rinnovandola, nella tradizione teatrale moderna.
In Wagner, il musicista prevale sull’uomo di teatro; le sue innovazioni, non a caso, se si eccettuano leitmotiv e fluidità rappresentativa, rivestono un interesse squisitamente musicale, per non dire sinfonico. Verdi, invece, ha realizzato una sintesi ineguagliabile tra musicista e uomo di teatro; il suo lavoro è nel segno della mediazione tra genio artistico e pubblico: ergo, è nel segno del teatro. Probabilmente, Verdi, nonostante la sua riluttanza ad ammetterlo, rimase impressionato dalla potenza orchestrale e dal flusso musicale di Wagner e rielaborò le innovazioni del suo linguaggio musicale, ma in funzione esclusivamente teatrale. Si potrebbe dire che Wagner sia più moderno e Verdi più contemporaneo, non solo per i suoi tempi, visto che il bussetano si contende con Mozart la palma di operista più rappresentato al mondo, con un numero di recite annue multiplo rispetto a Wagner.