Sul terremoto: la mia personale Avventura a Katmandu

Creato il 27 aprile 2015 da Annerrima

Nell’estate del 1990, eravamo in un bulgalow all’isola d’Elba e la mia testa galoppava. Sì, letteralmente: non ero ancora preda di letture al femminile e Violetta non imperversava ancora – c’era al più Violetta la timida, protagonista di un omonimo romanzo di Giana Anguissola. Io ero insomma un’affezionata lettrice di storie avventurose, stranamente: le mie erano più letture da ragazzo che da bambina, divoravo Jules Verne e Mark Twayn, avevo una predilezione per le storie da brivido e i gialli un po’ surreali. 

Mio padre mi comprò un libro edito Fabbri (ma questo lo so adesso, dopo una ricerca su internet, ché il libro è nella mia cameretta) intitolato Avventura a Katmandu. Tre ragazzini si ritrovavano in Nepal, terra a me totalmente sconosciuta, a dover risolvere un mistero. Per l’occasione, l’autore, Stefano Di Marino (chi è?) non nega ai suoi piccoli lettori alcune belle e realistiche descrizioni, vere e intriganti, dei luoghi in cui la storia è ambientata. La Valtellina in cui si svolge la prima parte potrebbe essere la mia Valcellina, gli amici stranieri (uno statunitense e l’altro coreano) che si incontrano su quelle montagne i miei primi compagni di un immaginario Erasmus ante litteram

  
Insomma, quel libro alimentò la mia sete di scoperta, la mia fame di conoscenza, la mia sindrome da Ulisse ancora prima che arrivassi all’adolescenza, e mi ero ripromessa che prima o poi sarei andata tra quei templi e tra quelle montagne.

Quel desiderio mi è tornato di recente, ora che ho scoperto la potenza dello yoga e delle discipline orientali. E questo terremoto, oltre ad aver spezzato vite, luoghi e una terra che forse non si riprenderà mai più, anche se non interessa a nessuno, ha spezzato il sogno di una piccola lettrice di romanzi di avventure.


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