Sulcis, dalla miniera gli operai Rockwool tornano al lavoro

Creato il 19 luglio 2013 da Cassintegrati @cassintegrati

La scorsa settimana in Regione Sardegna si sono completati l’atto di indirizzo e l’atto aggiuntivo sull’accordo raggiunto nel novembre 2011 per i lavoratori ex Rockwool, loro che hanno occupato per un anno un bus nel Sulcis, e la miniera lo scorso natale

Non è una cosa facile dire addio agli operai della Rockwool, dopo averli seguiti così a lungo. Sono stati i primi a finire su questo sito dopo la protesta dell’Asinara, molto prima che si iniziasse a parlare del Sulcis. Con questo articolo del 27 settembre 2010 di Claudia Sarritzu “Un vulcano spento, il caso Rockwool“. Iniziammo chiedendo loro dei diari dal Rockbus, un bus abbandonato che avevano sistemato e in cui sono rimasti per oltre un anno nel Sulcis. Poi le manifestazioni, le trattative, i concerti di solidarietà, il servizio su Presa Diretta, ne abbiamo scritto su L’Espresso, fino allo scorso natale con l’occupazione di oltre un mese della miniera di Villamarina a Monteponi, dentro in cui si erano perfino murati inviandoci dei video messaggi commoventi.

Ci sono voluti oltre 4 anni di proteste, un anno e mezzo dopo l’accordo del novembre 2011 firmato in Regione Sardegna che doveva di fatto riportarli a lavorare già da tempo. Alla fine dell’occupazione della miniera lo scorso natale ci avevano detto: “Vogliamo uscire da questo muro, tornare a vivere. Il nostro augurio oltre alle nostre famiglie e a tutti quelli che ci sono stati solidali, è quello rivolto alle istituzioni: che si siedano, e si muovano a trovare una soluzione per noi e per il Sulcis”. Ora ce l’hanno fatta gli operai della Rockwool. È un bel giorno per L’Isola dei cassintegrati. Ecco il messaggio di Tore Corriga, amico e leader della protesta. 

Non so quante volte ci siamo sentiti dire: “Tra 15 giorni entrerete a lavoro”. Non so quanti viaggi a Cagliari alla ricerca di assessori, funzionari, capi di gabinetto, non so quanti incontri e promesse, non so quante risorse economiche strappate al nostro ristretto bilancio familiare sono finite in gasolio o attività che servivano alla lotta della Rockwool. A Cagliari, nei palazzi della Regione Sardegna, i sorveglianti ci conoscono tutti: quando ci vedevano portavano la mano al volto, piegavano la testa in avanti e dicevano: “No, ancora qui, ma non era tutto risolto? Aspè vediamo se c’è l’assessore”, e in pochi minuti eravamo nel suo ufficio. Per questo mi sento di ringraziarli, non c’è stata una sola volta che siamo andati a Cagliari senza mettere un tassello per la risoluzione della nostra vertenza.

Così come ringrazio la gente comune, quelli che venivano a portarci quotidianamente solidarietà, a volte anche aiuti economici. Senza di questi, forse, nei momenti di alta tensione, come durante le varie occupazioni della miniera di Villamarina, non saremmo riusciti ad andare avanti. Ringrazio tutti gli artisti, quelli che ci sono stati vicini per tutto il percorso. Vorrei, a proposito di artisti, raccontarvi un aneddoto accaduto del 10 Agosto 2011 in occasione della seconda edizione del Festival Rock(wool). Guido Cabib, gallerista napoletano che espone a Milano, dopo una giornata passata tra i lavoratori del presidio di Campo Pisano, mi chiama e mi fa: “Tore, ti regalo questa penna rossa, sono sicuro che ti porterà fortuna, con questa firmerai il contratto d’assunzione“.

Era l’estate del 2011, ho preso la penna rossa, l’ho messa nella borsa delle riunioni, una borsa nera piena zeppa di verbali d’incontro e di speranza. L’ho portata sempre con me, con l’aspettativa di poterla usare, ma ogni volta, anche quando la cosa sembrava fatta, la firma saltava. Son passati due anni, due lunghissimi anni, incontri su incontri, in molte occasioni siamo arrivati ad un passo dalla firma ma tutte le volte accadeva qualcosa che buttava giù il lavoro fatto. A un certo punto ho anche pensato che che la penna rossa portasse sfortuna. E invece no, non era la penna a portare sfiga, era sempre qualcuno che si metteva di traverso – quel tanto che bastava – per farci perdere il treno. Non abbiamo mai mollato, neanche un giorno, nonostante i colpi di artiglieria incessanti del “nemico”, perché questa è stata una guerra di trincea. Il 10 Luglio 2013 noi ex della Rockwool siamo rientrati a lavoro.

I contratti li abbiamo firmati con la penna rossa di Guido, ed è stata per noi una grande soddisfazione. Abbiamo vinto la battaglia più importante, per le nostre famiglie e anche per le famiglie di chi non ha mai lottato. La storia della Rockwool finisce qui, inizia una nuova era da dipendenti della Geo Sulcis Scarl. Si aprono per noi nuovi percorsi e nuove sfide: le affronteremo con entusiasmo e lealtà. Poter camminare a testa alta guardando negli occhi tutti non ha prezzo.  Ma non dimentichiamo che ora che il lavoro è arrivato manca un’ultima una cosa, importantissima: le bonifiche del territorio del Sulcis. Solo allora potremo dire di avere veramente vinto la guerra. Un ringraziamento particolare a L’Isola dei cassintegrati, a tutti i giornalisti, scrittori, cameraman, a tutti voi che avete seguito la nostra lotta, grazie di cuore. (Tore Corriga).

di Redazione | @cassintegrati
Foto: Cristian Strina


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