Sull'Arte di responsabilizzarsi

Creato il 21 novembre 2012 da Pamelachristiane @Un_vuoto_pieno
E’ interessante, conversando, rendersi conto di come molte persone considerino chi si dedica all’arte uno stralunato, un dolce ebete confuso, un po’ ritardato forse, senza nessuna idea precisa su ciò che accade nel suo paese e senza rendersi conto di quali siano davvero le cose che contano e di cui occuparsi. 
Mi viene da sorridere con indulgenza a chi dall’alto della sua cultura non fa che ridere di chi ha scelto di non essere mutilato come lui, di non usare solo un emisfero e di comprendere piuttosto che limitarsi a giudicare.
Conprehendo dal latino vuol dire anche abbracciare e se come dice il proverbio Donna che sa il latino è rara cosa, ma guardati dal prenderla in isposa, io mi guardo bene dal farmi prendere in isposa da chi non è neanche in grado di aprirsi alla possibilità di essersi sbagliato.
Solo perché faccio teatro non vuol dire che sia un’ idiota che non sa cosa l’Italia sta affrontando.
“Io sarò al Senato quello che sono stato sia nella vita, sia nelle commedie. È per quello che ho scritto che mi lusingo abbiano voluto compensarmi con la nomina a senatore. Quindi lo sapevano e lo sanno che io sono per il popolo.” Così esordiva Eduardo De Filippo uno dei massimi esponenti del teatro del ‘900.
L’arte è la massima espressione dell’uomo e la politica che dovrebbe essere l’arte di governare una società è diventata una prostituta.
Di politica non si dovrebbe parlare, la politica si deve fare.
Le parole sono importanti ma non servono che a veicolare un’idea. Manca un progetto, una comunione d’intenti, una coscienza civica.
Manca la volontà di assumersi la responsabilità che non si può non comunicare, che deve essere affrontata la realtà così com’è, ritrovare degli ideali da amare, valori da trasmettere, manca il coraggio di dire: siamo stati anche noi a fare questo all’Italia!

Con le nostre bugie, le nostre paure, le nostre raccomandazioni, le nostre omissioni, le nostre barzellette.
Ci prendiamo troppo sul serio? No ci prendiamo troppo per il culo! E’ questa la verità.
Voglio riportare qui un pensiero espresso da Michele Serra nel suo editoriale poiché condivido:
"Io è da molti anni che volevo dirlo, e forse è arrivato il momento giusto: la corazzata Potemkin è un capolavoro irripetibile, Eisenstein un colosso del Novecento, e imbucarsi nelle scomode salette d’essai per vedere quel genere di cinema, quando andavo al liceo, fu una fortuna e un privilegio. Le cagate pazzesche, in pullulante schiera, sono venute dopo, così come la ripulsa facile e cinica di tutto ciò che puzza di cultura, di bellezza, di fatica intellettuale. Risi molto anche io, quando sentii quella battuta, la giudicai liberatoria. Fu invece – senza volerlo – un mattone in più sul muro che ci imprigiona." Michele Serra
E’ proprio così continuiamo a ridere, anche io lo faccio, a ridere di cose che per una volta sola dovrebbero essere affrontate e per sempre, con la pace nel cuore non con astio e nemmeno indifferenza.
Con coscienza.
Molti preferiscono attaccarsi al mito dell’artista fuori dal mondo, io no.
L’artista non è fuori dal mondo, l’artista vede nel mondo quello che davvero questo cela.
Tira via la merda per mostrare a tutti il fiore più bello.
Mostra i fantasmi che chiedono aiuto, quei fantasmi un po’ demoni, un po’ angeli che siamo noi…
Ridotti così dalla paura e da una società che ci vuole ambigui, lacerati, bugiardi come diceva De Filippo.
Io voglio degli umani, non dei fantasmi. Voglio delle persone.
Persone che sappiano tener testa alle loro paure, che seppur sbagliando continuino a provare, persone che abbiano il coraggio di chiedere perdono e l’audacia di tendere una mano.
Persone che non lascino cadere nell’indifferenza un rapporto ma che chiariscano i motivi che le hanno spinte a fare delle scelte piuttosto che altre. Per condividere, per crescere.
Pamela C. De Logu Virgilio, Pittrice Milanese

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