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Sull'Electrolux di Porcia dispute da campanile e progetti di salvataggio da "padroni delle ferriere"

Creato il 23 gennaio 2014 da Gaetano61

E' indubitabile che la richiesta di dimissioni del ministro dello Sviluppo, Zanonato - avanzata dalla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Serracchiani - sul caso Electrolux, abbia portato alla ribalta nazionale il caso della crisi della multinazionale svedese, fino ad ora confinato nelle cronache locali. A Porcia (Pordenone) sono a rischio 1200 lavoratori; la dichiarazione del ministro Zanonato: «i problemi e le difficoltà del gruppo svedese riguardano solo lo stabilimento di Porcia e non quello di Susegana (Treviso, ndr)», erano suonate come un abbandono, da parte del veneto Zanonato, di Porcia al suo destino (da qui la prevedibile reazione della presidente Serracchiani). Ma già qualche giorno fa, il caso dell'Electrolux era riemerso per il progetto redatto da un gruppo di esperti, tra questi: Maurizio Castro, Tiziano Treu, Innocenzo Cipolletta e Riccardo Illy. Il titolo del Corriere del Veneto: "Electrolux, piano salva-posti. Ridurre gli stipendi degli operai", non lasciava e non lascia spazi a dubbi interpretativi su coloro i quali (i soliti noti) sarebbero chiamati a impedire, con la riduzione del proprio mensile, la fuga della multinazionale verso Polonia e Ungheria. Tale riduzione dovrebbe essere compensata con prestazioni sociali (quelli che parlano bene, direbbero welfare) erogata dalle stesse aziende e dal sistema pubblico. Il primo commento di Cgil, Cisl e Uil pordenonesi (per bocca dei rispettivi segretari: Pigozzo, Pellizzon e Zaami) è stato il seguente (da Il Gazzettino del 20 gennaio): 
«il rifinanziamento dell’economia che ha prodotto la crisi non può essere pagato solo da quelli che già la subiscono sostenendo che questo ci permette di uscire dalla recessione. È necessario, invece, rimuovere le tante illegalità, clientelismi, privilegi presenti in questo Paese. Serve un patto fiscale che permetta una più equa ridistribuzione delle risorse e delle responsabilità per sostenere ripresa, lavoro e welfare. Abbiamo poi bisogno di un riscatto morale ed etico: chi parla di sacrifici e li invoca dovrebbe quantomeno dare il buon esempio personale».

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