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Sull’endorsement travaglico a Grillo e sui cento giorno del renzismo: ma quale risultato se lo scandalo mazzette veneziane fosse venuto fuori prima delle Europee?

Creato il 08 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
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“War is peace.
Freedom is slavery.
Ignorance is strength.”
― George Orwell, 1984
 
di Rina Brundu. Non guardo mai Announo – mi annoiano i side-effects della Sindrome di Peter Pan – e attendo con incrollabile fiducia il remake di Samarcanda; o almeno il ritorno santoriano alla conduzione di una trasmissione di approfondimento politico per un pubblico più vaccinato. Forse è pure per questo che ho perso la “diretta” dell’ultimo scazzo televisivo travaglico, ovvero il rituale sdegno mediatico dopo lo scandalo delle mazzette veneziane con contorno di pieno endorsement politico a Grillo e al grillismo.

Nothing new under the sun, really!, sia perché Marco Travaglio ha sempre avuto un “debole” per Grillo, sia perché gli argomenti portati sul tavolo per giustificare la ritrovata concordia con l’ex comico genovese sono argomenti già spesi. Lo sappiamo da noi che il modello comunicazionale utilizzato dal M5S dall’inizio della legislatura e specialmente durante la campagna per le Europee è stato un fallimento colossale, uno spettacolo che ha fatto apparire teneri gli sguardi obliqui e più allucinati di Crudelia Demon. Ad un tempo i più si sono anche accorti che le battaglie del Movimento sono cosa buona e giusta, ed è indubbio che lo stesso Movimento sia ancora visto dai tanti come un’oasi di rinfrescante onestà in un tempo in cui a destra come al centro come a sinistra si continua a rubare. Rubano sempre. Rubano comunque. E proprio come dice il giornalista de il Fatto a volte i politici si inventano i cappotti (leggasi grandi opere) per rubare i bottoni.

Se è vero insomma che l’occasione fa il politico ladro, la nostra poliitica sembra per lo più impegnata a creare “occasioni”. Ne deriva che ce n’è davvero abbastanza per giustificare l’endorsement di un noto giornalista professionista come Travaglio a Grillo e ce n’é abbastanza per giustificare anche il suo irrituale impeto (del resto stava proprio qui la novità dell’ultima comparsata mediatica); impeto che lo ha portato a zittire una spettatrice che lo criticava per la “vision” troppo negativa con un sonoro “Non dica cretinate”.

Again, nothing new under the sun, ma a pensarci bene Travaglio ha ragione, anche ad incazzarsi. Accusarlo di linciaggio mediatico contro le anime pie di Tizio e di Caio, accusarlo di farsi pubblicità con le disgrazie altrui e con una accorta propaganda mediatica, accusarlo di partigianeria politica non cambia le carte in tavola e non ci rende più saggi: ha ragione lui e ha ragione Grillo. E che entrambi abbiamo ragione lo dimostra la cronaca politica (se così possiamo chiamarla) quotidiana, il marcio maleodorante che ci circonda, l’immagine di sfascio senza scampo che emerge lentamente, fotografia postuma e imbarazzante di un’Italia che credevamo.. “da bere”.

L’impressione – visto l’immobilismo del renzismo imperante (dov’è il risultato dopo i primi cento giorni?) – visto il perfetto meccanismo ad orologeria che ha fatto “scattare” lo scandalo-Mose solo dopo le elezioni (mi domando quale sarebbe stato il risultato altrimenti), è che il peggio debba ancora venire, che oltre il baratro si stia continuando a scavare, mentre il fantasma che si aggira per l’Europa oggidì è indubbiamente di tipo orwelliano: “Colui che controlla il passato controlla il futuro, colui che controlla il presente controlla il passato” (1984).

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