Sull’ideale editoriale DURO-E-PURO applicato a Wikipedia nel “Corsivo” di Paolo Di Stefano del Corsera: ma da che pulpito viene la predica?

Creato il 01 marzo 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Per chiarezza informativa, dico subito che quello che segue è un mio commento al breve pezzo pubblicato quest’oggi dal Corriere.it a firma Paolo Di Stefano e titolato “Anche per Wikipedia essere puri è un ideale irrealizzabile”, catenaccio: “Il massimo di democrazia del sapere, alimentata dal basso, si capovolge nel massimo dell’autopromozione occulta, pagata e orientata dall’alto”.

Francamente, dopo la lettura la prima domanda che mi viene da fare a Di Stefano è di chiarire subito che cosa intende con il suo “dal basso”. Diciamo che se dovessi interpretare questo suo statement in termini datati, obsoleti – un tempo si diceva radical-chic – dovrei dedurne che forse nell’immaginario del signor (professor? Non lo so, ma non mi cambia nulla) Di Stefano, l’espressione “dal basso” dovrebbe fare equazione con una ideale pletora di analfabeti-digitali (check it out! mi rendo conto ora che ho appena inventato un ossimoro!) che – in opposizione ad una ideale pletora di grandi-letterati-analogici – non sapendo bene come trascorrere il tempo lo impegnano a scrivere strafalcioni su Wikipedia, con sommo sgomento di tutti gli spiriti intellettualmente elevati sotto il sole. Nel caso l’avessi indovinata, suggerirei all’autore in questione di andarci molto cauto perché quegli “analfabeti-digitali” sono sovente tra le menti brillanti che hanno cambiato il mondo e io ho avuto la fortuna di vederli al lavoro: assicuro che non abbisognano delle usate pratiche redazionali italiane per riuscire a fare un adeguato conveying del meaning o per ottenere un risultato utile anche su piano culturalmente-pratico ad una molteplicità di users.

Ma dopo avere scorso il suo articoletto, dalla cui lettura deduco che Wikipedia sarebbe una sorta di progetto utopico perché nel suo affidarsi alle capacità di una molteplicità di utenti anonimi sarebbe finanche il target ideale “di voci «insider» che si presentano come obiettive ma che sono state ingaggiate per non esserlo”, anche la seconda domanda mi sorge spontanea ed è: ma da che pulpito viene la predica? Cioè, come può un giornalista di un quotidiano che è legato a un editore tradizionale espressione da enne decenni del volere dei salotti buoni (e meno buoni), dell’establishment finanziario italico, dare addosso ad una creatura libera e indipendente come è quella del geniale Jimmy Wales? Come riesce, in tutta onestà intellettuale, il signor Di Stefano a scrivere che le vecchie enciclopedie – espressione di un sistema editorialmente “mafioso” e antidemocratico per eccellenza – vanterebbero una plusvalenza etica ed estetica perchè “quelle avevano un editore e dei curatori dichiarati”?

Infine, con che naivetè cogitativa ci informa che “che (su Wikipedia come nei blog letterari o d’altro tipo) chissà quanti autori direttamente o no intervengano nelle proprie voci per orientare la lettura (favorevole) di se stessi”? Ritiene forse l’autore Di Stefano che le generazioni digitali si accontentino di ciò che scrive un qualsiasi sito, incluso quello del suo giornale, per decidere cosa leggere o cosa non leggere? Lo ritiene perché questa era la metodologia “operativa” adottata dagli esimi “curatori dichiarati” già citati? Per meglio spiegare, quella stessa che ha portato l’editoria nella merda e al vizietto conclamato tipicamente italico delle marchette ai libri degli amici e degli amici degli amici nei luoghi che “contano”, vedi le tante “edicole” del nostro servizio pubblico?

Au contraire, e anche a mio avviso, la generazione dei nativi-digitali ci insegna che prima di riportare i nostri pensieri su pagina bianca elettronica, occorre meditarli a lungo onde evitare di darci la zappa sui piedi e ricevere l’inevitabile cazziata al prossimo click! Detto altrimenti, LIVE LONG AND PROSPER WIKIPEDIA, il tuo tempo non è ancora arrivato (anche per motivi di ottimizzazione tecnica della gestione operativa), ma fra una cinquantina d’anni sarai il dono più prezioso che Internet ha fatto all’umanità, la summa del sapere umano, il racconto del nostro ieri, del nostro oggi del nostro domani come noi stessi non li avevamo mai visti!

………….

Dopo avere pubblicato il mio pezzo, mi sono accorta dei tanti commenti in calce al pezzo di Di Stefano che sostengono la mia linea critica, ne pubblico qui di seguito uno che vale per tutti e a un tempo mi chiedo: MA COSA STA SUCCEDENDO AL CORSERA? Ah, saperlo!

Featured image, lo straordinario Jimmy Wales.

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