M. Horkheimer e Th. W. Adorno
Il simbolo dell’intelligenza è l’antenna della chiocciola “dalla vista odorante” che, secondo Mefistofele*, serve anche per annusare. L’antenna si ritira subito, davanti all’ostacolo, nella custodia protettiva del corpo; torna a fare una sola cosa col tutto e solo con estrema cautela si avventura di nuovo come organo indipendente.
Se il pericolo e ancora presente, torna a sparire e l’intervallo fino alla ripetizione del tentativo aumenta. La vita spirituale è alle origini infinitamente fragile e delicata. La sensibilità della chiocciola è affidata a un muscolo e i muscoli si allentano quando il loro gioco è impedito. Il corpo è paralizzato dalla lesione fisica, lo spirito dal terrore. Questo e quella sono, all’origine** , inseparabili.
Gli animali più sviluppati devono se stessi alla maggiore libertà, la loro esistenza è una prova che delle antenne furono allungate un tempo verso nuove direzioni e non furono respinte. Ognuno della loro specie è il monumento funebre a infinite altre il cui tentativo di divenire è stato frustrato fin dall’inizio; che soggiacquero al terrore fin da quanto un’antenna si mosse nel senso del loro divenire.
Il soffocamento delle possibilità da parte della resistenza immediata della natura esterna continua all’interno con l’atrofizzarsi degli organi sotto l’azione del terrore. In ogni sguardo curioso di un animale albeggia una nuova forma di vita, che potrebbe emergere dalla specie determinata cui appartiene l’essere individuale. Non è solo la determinazione specifica a trattenerlo nella guaina del suo vecchio essere: la violenza che incontra quello sguardo è quella, antica di milioni di anni, che lo ha fissato da sempre al suo stadio e blocca, opponendosi sempre di nuovo, i primi passi per superarlo. Quel primo sguardo vacillante è sempre facile da spezzare poiché ha dietro la buona volontà e la fragile speranza, ma non un’energia costante. L’animale diventa, nella direzione da cui è stato definitivamente respinto, stupido e schivo.
La stupidità è una cicatrice. Essa può riferirsi a una capacità fra le altre o a tutte le facoltà pratiche e intellettuali. Ogni stupidità parziale di un uomo segna un punto dove il gioco dei muscoli al risveglio è stato impedito anziché favorito. Con l’impedimento cominciava in origine la vana ripetizione dei tentativi maldestri.
Le domande senza fine del bambino sono già sempre il segno di un dolore segreto, di una prima domanda a cui non ha avuto risposta e che non sa porre nella forma giusta. La ripetizione ha qualcosa dell’ostinazione giocosa – come quando il cane salta senza fine davanti alla porta che non sa ancora aprire e finisce per desistere se la maniglia è troppo alta – e qualcosa della coazione senza speranza – come quando il leone nella gabbia va infinitamente su e giù – e il nevrotico ripete la reazione di difesa che è già stata vana una volta. Come le ripetizioni si spengono nel bambino, o se l’impedimento è stato troppo brutale, l’attenzione può rivolgersi altrove, il bambino è più ricco d’esperienza ma è facile che resti, nel punto in cui la voglia è stata colpita, una cicatrice impercettibile, una piccola callosità dove la superficie è insensibile.
Queste cicatrici danno luogo a deformazioni. Possono creare “caratteri” duri e capaci, possono rendere stupidi nel senso della deficienza patologica, della cecità e dell’impotenza quando si limitano a stagnare; nel senso della malvagità, dell’ostinazione e del fanatismo quanto sviluppano il cancro verso l’interno.
La buona volontà diventa cattiva per la violenza subita. E non solo la domanda proibita, anche l’imitazione vietata, il pianto e il gioco temerario impediti, possono produrre di queste cicatrici. Come le specie della serie animale, anche i livelli intellettuali entro il genere umano, e i punti ciechi in uno stesso individuo, segnano le stazioni a cui la speranza si è arrestata e attestano, nella loro pietrificazione, che tutto ciò che vive è sotto un bando.
Note:
* Faust, prima parte
** In tempi più recenti le ricerche sul cervello hanno scoperto che esso non resta immodificato nel corso della vita: possiede Neuroplasticità. Il termine fa riferimento alla capacità del sistema neurale di cambiare in modo plastico a seguito di stimoli comportamentali, ambientali, processi neurali indotti o spontanei e, naturalmente, a seguito degli stimoli che pervengono dal corpo.
Non più corpo/ mente, ma un unicum che permette al cervello, attraverso i sensi, di cambiare se stesso; può, pertanto, ammorbidire le cicatrici di cui parlano Adorno e Horkheimer, o può accusarne di nuove nell’impatto con esperienze eccessivamente frustranti.
L’unicum corpo-cervello consente attraverso una riorganizzazione funzionale di ogni sua parte di sopperire alle carenze fisiche conseguenti a traumi e, altresì, al lento processo d’invecchiamento, in coloro che sanno o che sono aiutati a sfruttare la plasticità neuronale..
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