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Sulla morte di Stefano, detenuto a Pordenone, tra due mesi sapremo la verità

Creato il 13 agosto 2015 da Gaetano61
Sulla morte di Stefano, detenuto a Pordenone, tra due mesi sapremo la verità

( Stefano Borriello, in una foto tratta dal sito del Messaggero Veneto)

Stefano Borriello era un ragazzo di 29 anni di Portogruaro detenuto nel carcere di Pordenone, morto venerdì scorso per arresto cardiaco all'Ospedale Santa Maria degli Angeli del capoluogo, dove era giunto trasportato dall'ambuanza del 118 in seguito al verificarsi di un malore. Lunedì è stata effettuata l'autopsia sul cadavere, ma si dovranno attendere ancora due mesi per conoscere la causa del decesso. Fino ad ora, l'assenza di ecchimosi sul corpo del ragazzo portano ad escludere l'uso della violenza; esclusa anche una malattia miocardica, perché il cuore era sano. Il sostituto procuratore Matteo Campagnaro ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio colposo a carico di ignoti ( e due articoli dal sito del Messaggero Veneto ricostruiscono la vicenda nel dettaglio)

Il Gazzettino (dichiarazioni riportate sul sito del manifesto, qui) ha raccolto le parole di don Ruzzene, il prete di Portogruaro che conosceva bene Stefano:

"Ho l'impressione che sia un altro caso Cucchi [...]. Purtroppo è stato abbandonato, nessuno si prendeva cura di lui e sono stati fatti degli sbagli incredibili [...]. In due mesi il Sert che lo seguiva non è mai andato a visi­tarlo, sem­bra non avesse alcun disturbo. Forse il pro­blema è più ampio: nelle celle non c'è l'aria con­di­zio­nata, magari se qual­cuno fosse inter­ve­nuto un po' prima non sarebbe suc­cesso...".


Giovedì scorso, un giorno prima del decesso, è stato impedito a don Ruzzene l'incontro con Stefano, a causa di un mal di schiena.

La situazione insostenibile del carcere di Pordenone, ospitato in una struttura risalente al medioevo e più volte minacciata di chiusura per problemi igienico-sanitari, è all'ordine del giorno delle istituzioni da diversi, troppi, anni (qui) Dopo una serie di rinvii, ora "sembra" che l'iter per la costruzione del nuovo carcere a San Vito al Tagliamento "dovrebbe" partire regolarmente (qui).

Nella speranza che don Ruzzene, paragonando la storia di Stefano Borriello a quella di Stefano Cucchi, si sia sbagliato, nel frattempo, le persone detenute continuano a vivere nella vecchia struttura pordenonese, con tutte le conseguenze negative sulla salute e sulla vivibilità che il clima torrido non fa che aumentare.


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