Abbiamo iniziato la mattina con una partita a carte pokemon, poi una lavastoviglie, poi un disegno, poi una pausa stendi biancheria, poi un bagno caldo e rilassante, poi apertura degli scatoloni residui in cantina.
Tornando verso la camera, il Due, con un mezzo sorriso sottile mi porge questo foglio:
"Mamma ho scritto leone". Stupita. Sì, molto. Negli ultimi giorni aveva acuito il suo interesse per le parole, ma non pensavo riuscisse ad attaccarle insieme, a dare loro un senso. Aveva appena pianto tutte le lacrime che aveva perché non era riuscito a copiare perfettamente Ben Ten. E io gli avevo raccontato che quel disegno sul giornaletto era brutto, perché impersonale, senza sbavature e che tutti gli altri Ben Ten del giornaletto erano uno uguale all'altro, mentre il suo era così vero, molto più degli altri. Sì, lo considero un insicuro, però ben determinato e capace di capire con chiarezza quello che desidera.
Lui va in una scuola dell'infanzia dove non si fa pregrafismo. Non si compilano schede, non si seguono linee. A dire il vero nella loro aula possiedono solo un tavolo con sei sedie attorno, per 24 alunni. Eppure lui, così pratico nella vita, ha saputo coltivare un suo interesse specifico, quello della parola e della grafia. Osservava gli stampati dei Topolini di suo fratello e ripassava le lettere chiedendo aiuto a lui. Mi chiedeva di scrivergli i nostri nomi in fila, fin da piccolissimo, e li studiava.
Mentre Uno aveva un approccio molto "intellettuale" al testo fin dai primi anni, molto concentrato sul contenuto, sullo svolgimento della storia, con disegni per nulla vincolati alla realtà, è arrivato in prima elementare che a mala pena scriveva il suo nome. Poi certo è partito in quarta perché forte era il suo desiderio di conoscere, di leggere e rileggere.
Due invece ha accumulato le nozioni. E poi di botto le ha espresse. Lui è così. A lui piace sorprendere e lo fa solo se si sente sicuro.
Uno e Due si sono costruiti la loro scheda nella loro testa. Hanno puntato sui loro interessi, così diversi, come è giusto, e hanno modellato i propri approcci a questo mondo difficile che è quello della lettura e scrittura.
Non dico che le schede pregrafiche siano sbagliate tout-cour. A Uno piaceva tantissimo contornare le linee spezzate, ma non le ha mai abbinate all'esercizio prescolastico. Le aveva viste un'estate in un giornaletto e io gliel'avevo preso.
Penso sicuramente che una singola scheda asettica e anonima, data in mano ad un bambino di 5 anni alla scuola dell'infanzia e giustificata solo rispetto al fatto che l'anno prossimo andrà a scuola, è forse il metodo più riduttivo per adottarla.