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Sulla rotta dei fenici: "Porti e approdi del Mediterraneo Antico"

Creato il 10 giugno 2013 da Pierluigimontalbano
I porti fenici del Vicino Oriente
di Pierluigi Montalbano


Le più importanti città portuali che si rilevano nelle terre orientali dei fenici sono Sidone, Tiro, Biblos e Beirut. Nella Bibbia e in Omero sono indicati col termine “sidoni” gli abitanti di quella fascia costiera, tuttavia già dal 1100 a.C. Tiro era una potenza economica e commerciale e iniziava a proiettarsi nell’Egeo. Secondo una fonte tarda, i sidoni fondarono Tiro dopo aver sconfitto i Peleset-Filistei insediati in Palestina. In realtà Tiro fu fondata nel III Millennio a.C., pertanto quella fonte è da intendersi come un temporaneo controllo amministrativo di Tiro da parte dei sidoni, non un’effettiva fondazione. Le vicende più intriganti del priodo di passaggio dall’età del Bronzo al Ferro, coinvolgono una serie di etnie, ricordate col nome di “popoli del mare”. Secondo le fonti in nostro possesso, una coalizione di quelle genti fu sconfitta dagli egiziani di Ramesse III che celebrò l’avvenimento con grande enfasi facendo scolpire sui bassorilievi dei templi la sua vittoria. In realtà sappiamo che i popoli del mare furono semplicemente bloccati sul Delta del Nilo intorno al 1175 a.C., e le varie etnie si fusero con le popolazioni delle province egizie.
Un impero che aumenta notevolmente d’importanza a partire dal XI a.C. è quello degli assiri, stanziati a nord-est del Libano. Alla costante ricerca di uno sbocco a mare, attaccarono a più riprese i popoli vicini e, dal IX a.C., diventano egemoni lungo la fascia costiera libanese. Una prima fonte cita gli assiri intorno al 1100 a.C. quando il re organizza una spedizione di pesca nella costa durante la quale riscuote i tributi che i piccoli regni costieri pagavano per garantirsi l’indipendenza, o meglio la sopravvivenza.
Un’altra testimonianza dell’XI a.C è il racconto di Wenamun, sacerdote di Amon a Karnak e ambasciatore di un sovrano egizio, che si reca a Biblos per dei rapporti commerciali che prevedevano una fornitura di legno di cedro per costruire navi. L’autore racconta che il re di Biblos (Zakarbaal) fece aspettare l’inviato fuori dal porto di Dor, governato dal principe Beder degli Tjeker, per vari giorni poiché il sovrano non si sentiva subordinato al faraone. Inaspettatamente, Wenamun viene derubato, e non può far fronte alla richiesta di pagamento inoltrata dal re. Chiese di poter far fronte all’impegno in seguito, ma fu invitato dal re a farsi inviare altro denaro dal faraone. Dopo un’attesa di quasi un anno a Biblos, tentò invano di ripartire verso l’Egitto, e s’imbarcò per Alashiya (Cipro) sfuggendo alla folla inferocita che voleva ucciderlo per il tentativo di frode che aveva tentato. Da questa testimonianza, si deduce che Biblos, Cipro e Dor erano in mano a genti dei popoli del mare. Evidentemente le città fenicie avevano riconquistato l’indipendenza dall’Egitto. Dor fu violentemente distrutta alla metà dell’XI a.C. per far posto a un insediamento di Tiro.
Abbiamo altre notizie di commerci di Tiro. Si tratta di ceramiche di pregio del 1000 a.C., rinvenute a Cipro nella necropoli di Palaepaphos. Il loro inquadramento cronologico precede di quasi due secoli la data di fondazione della colonia di Kition a Cipro (820 a.C.). L’isola era ricca di rame, e già dal XI a.C. Tiro si riforniva di questo metallo per fonderlo con lo stagno e ottenere il bronzo. Spostandoci verso ovest, abbiamo tracce di rapporti commerciali con Creta, dove Tiro acquisisce nell’XI a.C. materie prime e prodotti lavorati. Tiro possedeva legname in gran quantità ma doveva procacciarsi metalli e risorse agricole, scarse a causa del clima arido e della mancanza di terra fertile. Nei periodi di carestia, la popolazione si spingeva progressivamente verso la costa e la città dovette far fronte al sovrappopolamento. Grano, orzo, olio e altre derrate alimentari provenivano da sud, da quello che sarà poi il regno di Israele, il territorio fertile più vicino e accessibile.
Nel Vicino Oriente non ci sono miniere, e per i metalli (soprattutto per l’argento) si doveva cercare altrove, probabilmente in Sardegna, l’isola con i giacimenti più ricchi d’Europa e del Mediterraneo. La ricerca e il trasporto dei metalli fu una delle attività più importanti dei vari regni ma pochi erano in grado di organizzare le spedizioni. Si utilizzavano degli intermediari e il ruolo era svolto da Ugarit, una città portuale siriana. Quando questa città fu distrutta, i commerci passarono nelle mani di Tiro.
La distribuzione del metallo avviene prevalentemente attraverso scambi con prodotti di lusso lavorati. I fenici orientali erano abili artigiani gioiellieri e si specializzarono nella vendita di manufatti in bronzo in tutte le corti più importanti. Basarono la loro economia nell’acquisizione di metalli, nella loro lavorazione e nella distribuzione di prodotti finiti. Con il ricavato si procuravano le derrate alimentari.
Nel X a.C. Tiro domina la regione libanese. Re Hiram I il cui regno durò 33 anni, dal 969 al 936 a.C., intrattenne una serie di commerci con gli altri regni importanti.
A ovest, i traffici con Cipro sono intensi, testimoniati da una fonte, Menandro di Efeso, che ci parla di una ribellione d’isolani, soffocata con le armi da Hiram I per consolidare la sua sfera economica nell’isola. A Creta abbiamo il porto di Kommos, e in un suo tempio c’è abbondante ceramica di Tiro. Ciò suggerisce che i commerci fra i due porti erano floridi. I templi, da sempre, oltre la funzione religiosa svolgevano anche quella economica: le divinità garantivano gli scambi. In questi luoghi sacri avvengono le transazioni, curate dal corpo sacerdotale che protegge l’equità dei commerci. A volte sono proprio i templi a organizzare le spedizioni commerciali, con proprie navi. C’era una tutela per impedire che si commettessero razzie o che fossero uccisi i mercanti per rubare le merci.
A sud abbiano contratti che Hiram I stipula con David e Salomone. Siamo in un periodo in cui si è già formato il regno di Israele, con capitale Gerusalemme, e conosciamo due trattati: Hiram I, in cambio di risorse alimentari, cede legname di alto fusto, cedri del Libano, a Salomone per la costruzione del famoso tempio di Javhè, per altri edifici e per alcune navi. In Israele il clima non era adatto alla crescita di alberi alti, a differenza delle zone montuose dell’entroterra libanese. Gli abitanti del Libano, inoltre, avevano una tradizione di manodopera specializzata per la costruzione di tetti ed edifici e gli architetti e artigiani tiri erano ricercati, quindi Hiram offre anche assistenza tecnica. In pratica il tempio di Gerusalemme è stato progettato e costruito da manodopera proveniente da quelle terre. Del Tempio abbiamo solo la descrizione biblica: era longitudinale a più navate, precedute da due colonne isolate, una rivestita in oro e l’altra in smeraldo (Yakin e Boaz), aventi la particolarità di reggere due bracieri riempiti di grasso per l’adorazione del fuoco sacro. Il tempio fu distrutto dai babilonesi di Nabucodonosor nel 586 a.C. ma alcune pietre sono oggi utilizzate nel muro del pianto. In un secondo trattato, 20 anni successivo, Hiram I acquista per 120 talenti in argento 20 città per coltivarle. Tiro aveva perso quei territori e decise di acquistarli. Evidentemente il regno era ricchissimo e non aveva bisogno di conquistare altre città: le comprava e incrementava le coltivazioni.
Abbiamo notizia anche di una spedizione congiunta di Hiram I e Salomone verso il porto di Ofir, forse nella sponda africana del Mar Rosso o nello Yemen, per procacciarsi oro, metalli, prodotti di lusso, avorio, scimmie, pavoni e altri oggetti di prestigio che venivano poi commerciati per essere utilizzati nelle corti più ricche. L’archeologia ha documentato nei porti una serie di installazioni militari strategiche per il controllo di cisterne e magazzini utilizzati per la conservazione di derrate alimentari.
Nel IX a.C. la politica economica di Tiro si sviluppa anche verso nord. Purtroppo non possiamo ricostruire la genealogia di tutti i re perché la fonte principale per queste vicende è la Bibbia e conosciamo solo il nome dei sovrani che hanno avuto relazioni con Israele o con gli assiri. Il regno di Israele nel IX a.C. era diviso in due regni: a nord c’era Israele, con capitale Samarìa, e a sud c’era il regno di Giuda, con capitale Gerusalemme. Sono note le vicende di Ithobaal I, sovrano di Tiro, che regna dal 867 al 856 a.C. La sua politica commerciale si irradia verso occidente e la città predomina su Sidone. Le prime due colonie fondate sono Auza, in Libia, e Botris a nord di Biblos che dimostra il controllo di Tiro nei confronti di Biblos. L’espansione nei territori a Sud (in Israele) è ottenuta con la politica matrimoniale: Jethsabèl, figlia di Ithobàal, sposa il re di Samarìa (Akhab) nonostante gli ostacoli posti dai profeti. Questi non vedono di buon occhio una principessa straniera in Israele perché avrebbe sicuramente introdotto il lusso di Samarìa e il culto straniero. Effettivamente Jethsabèl convinse il marito a disconoscere il Dio dei Giudei per dedicarsi alla venerazione di Baal.
A Nord l’azione commerciale di Ithobaal porta alla conquista del golfo di Alessandretta. Per assicurarsi argento, stagno e risorse alimentari occupa un porto, Miliandros, porta d’accesso per le risorse minerarie della Cilìcia (Anatolia), e fonda una colonia anche sull’Eufrate, vicino alla Mesopotamia, per il commercio di risorse agricole.
Le materie prime sono importate per la lavorazione e in seguito sono esportate come prodotti finiti con grandi profitti. I fenici di Tiro creano una politica commerciale che li vede intermediari: acquisiscono e distribuiscono metalli (stagno, ferro e argento), stipulando accordi con i popoli che non erano in grado di provvedere alla fase estrattiva. Nel IX a.C. Tiro era attiva anche nel progresso politico e culturale. La presenza tìria è scomoda per l’impero Assiro che costringerà la città a spingersi verso il Mediterraneo. Durante il IX a.C. alcuni re assiri compiono delle spedizioni militari nelle città Stato del Libano e impongono forti tributi. Gli annali assiri parlano di oro, scimmie, avorio, argento, lino, ebano e stagno pagati dalle città portuali fenicie per mantenere l’indipendenza.
Alla fine del IX a.C. accade un imprevisto: la via commerciale verso nord è sbarrata dall’alleanza di due stati siriani, e Tiro è costretta a inviare flotte navali verso occidente. Intraprende lunghi viaggi per acquisire l’argento e fonda nuove colonie commerciali nel Mediterraneo, coste nord-africane comprese. La quantità d’argento che arriva in oriente provoca, nel giro di un secolo, un’inflazione che sbilancia l’equilibrio creato nei secoli precedenti. Gli assiri alzano il tiro e le loro richieste di tributi, a causa del diminuito valore dell’argento, diventano insostenibili. Con Sargon II sono annessi i possedimenti di Cipro e di Tiro.
Fra l’VIII e il VII a.C. le città fenicie d’oriente perdono il loro prestigio, mentre in Occidente le colonie aumentano di importanza, con Cartagine che svetta sulle altre.
Si arriva al 612 a.C. quando l’impero assiro cade sotto i colpi dei Medi e perde il controllo del territorio costiero. Il Libano passa brevemente sotto il controllo egiziano per poi essere assoggettato da Babilonia con Nabucodonosor che conquista Tiro fra il 585 e il 572 a.C. La situazione migliora nel 539 a.C. quando i persiani conquistano Babilonia e i loro re trattano le città con benevolenza. Non ci sono impedimenti allo sviluppo economico, sociale e politico. In questo periodo è Sidone a recitare la parte della più prestigiosa città. Le vicende delle città costiere libanesi termineranno con l’arrivo di Alessandro Magno che sconfigge i persiani. Il Libano perde la propria connotazione ed entra a far parte di una koinè culturale più ampia.
Immagine di www.piazzasanremo.net

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