Sulle curiose reazioni occidentali ai fatti di Crimea

Creato il 21 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Michele Marsonet. Davvero curiose le reazioni occidentali al referendum con cui gli abitanti della Crimea, a schiacciante maggioranza, hanno deciso la riunificazione della penisola con la Russia. Dopo aver notato una volta di più che la regione è sempre stata russa e che, ai tempi dell’URSS, venne “regalata” all’Ucraina dal connazionale Nikita Kruscev in un periodo nel quale il crollo della ex Unione Sovietica non era neanche lontanamente prevedibile, mi soffermo su alcuni dettagli che a mio avviso sono assai significativi.

Pochi giorni fa l’edizione internazionale del “New York Times” ha fatto i salti mortali per dimostrare l’illegalità del referendum. L’inviato del grande quotidiano americano, ignorando volutamente l’opinione della maggioranza assoluta della popolazione, ha scovato un piccolo gruppo di Tatari contrari alla riunificazione intervistandoli in gran numero. Ne è uscito ovviamente un quadro fosco di illegalità perpetrate da Mosca, con gli occidentali nel ruolo di salvatori della Crimea ucraina.

Però non tutti negli USA concordano con queste operazioni di disinformazione. Il famoso presentatore televisivo Jimmy Fallon, nel suo “Late Night Show”, ha preso in giro in modo plateale Angela Merkel. La cancelliera aveva posto nei giorni scorsi il seguente quesito: “Dove si è mai visto un Paese che aggredisce senza farsi troppi scrupoli una nazione confinante imponendo dei referendum fasulli?”. Espressione allibita di Fallon e giù risate da parte del pubblico. Evidentemente la Merkel ha scordato i Sudeti, l’Anschluss nei confronti dell’Austria, l’invasione della Polonia dopo incidenti creati ad arte e, non certo ultima, l’operazione Barbarossa. Se avesse dei consulenti storici decenti avrebbe – forse – evitato la clamorosa gaffe.

Ma i tedeschi, si sa, hanno la memoria corta. Ora sembrano impegnati a rinverdire, pur senza riconoscerlo, il celebre concetto di “lebensraum”. Hanno sempre cercato il loro spazio vitale a Oriente, una volta con le colonne corazzate e un esercito che non aveva eguali al mondo, oggi con la potenza economica e le banche che aprono filiali a Est un giorno sì e l’altro pure. E lo fanno nascondendosi dietro la foglia di fico di un’Unione Europea che sempre più appare una struttura burocratica da loro dominata.

Nell’articolo del “New York Times” dianzi citato viene inoltre illustrata in modo chiaro la strategia dell’Occidente (ma quale?) volta a portare nella sua orbita – uno dopo l’altro – tutti i Paesi che in qualche modo rientrano nella sfera degli interessi russi. Lecito domandarsi, a questo punto, perché mai Putin dovrebbe lasciar fare senza batter ciglio. Gli si chiede di consentire alla NATO di dispiegare caccia e bombardieri ai suoi confini, come se la Russia fosse una nazione di quart’ordine? Sembra impensabile. Eppure proprio questo si evince dalle mosse USA e UE (in quest’ultimo caso leggasi tedesche) negli ultimi tempi.

E, a proposito della NATO, un’altra domanda cruciale incombe. Si può sapere per quale motivo un’alleanza militare il cui acronimo significa North Atlantic Treatise Organization ha in pratica esteso silenziosamente il suo raggio d’azione al mondo intero andando ben al di là dei suoi intenti fondativi? La reazione russa (ma anche di altri Paesi) appare tutt’altro che priva di motivazioni.
Anche se è già stato fatto, vorrei infine notare che la NATO in molte occasioni non ha avuto scrupoli ad appoggiare – armi in pugno – istanze separatiste. Si pensi alla disintegrazione della ex federazione jugoslava e al caso più clamoroso di tutti: il Kosovo. Insomma due pesi e due misure. Il “predicare bene e razzolare male” elevato a principio ispiratore dell’azione politica.

Featured image, la NATO (in blu) nel 1973.


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