Sulle orme di Carlo Magno

Creato il 06 agosto 2013 da Csimmve

I Baschenis e la Val Rendena

Nell’anno 800 Carlo Magno scende in Italia, procedendo verso Roma per ottenere l’incoronazione ufficiale dal Papa come Imperatore. Il percorso esatto seguito da Carlo non è storicamente ben delineato. Si sa che attraversò la Svizzera e quindi passò per l’Alto Adige. Una delle supposizioni riguarda il suo passaggio per la Val Rendena in direzione di Brescia.

A supporto di questa tesi vi sono due elementi: la località sopra Madonna di Campiglio nota come Passo Campo Carlo Magno e un affresco nella chiesa di San Stefano di Carisolo.

Il dipinto è di epoca rinascimentale e raffigura Carlo Magno che assiste al battesimo di un catecumeno. Sotto vi è un lungo testo che racconta epicamente il passaggio di Carlo Magno per la valle e inoltre rende noto il privilegio di cui gode la chiesa.

L’affresco, come anche la Danza Macabra all’esterno dell’edificio, è opera di Simone Baschenis. La dinastia dei Baschenis, pittori bergamaschi, ha affrescato tra il ‘400 e il ‘500 moltissime chiese della Val di Sole e delle Giudicarie, in particolare della Val Rendena. Gli affreschi di Simone, il più importante di questi pittori itineranti, si trovano oltre a San Stefano di Carisolo anche a Pinzolo, nella chiesa di San Vigilio.

Qui, sulla facciata esterna si può notare la sua opera più apprezzata: la Danza Macabra, firmata e datata 5 ottobre 1539.

L’iscrizione sotto il personaggio della Morte è la chiara fonte di ispirazione di una nota canzone di Branduardi, “Ballo in fa diesis minore”.

Altri affreschi dei Baschenis sono presenti a Sant’Antonio a Pelugo, a San Vigilio a Spiazzo e a Sant’Antonio di Mavignola nella chiesa omonima e in molte località vicine.

Torniamo però alla chiesa di San Stefano a Carisolo, arroccata su uno sperone sopra la Val Genova, per osservare la particolarità di un altro affresco al suo interno che raffigura l’Ultima Cena.

Sulla tavola vediamo spiccare numerosi gamberi rosso vivo. L’elemento può apparire insolito ma è in realtà legato all’alimentazione abituale delle popolazioni che vivevano in quei luoghi, essendo un tempo i fiumi ricchi di gamberi.


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