Sulle recensioni e la mancanza di coraggio.

Creato il 09 settembre 2013 da Cronachedallalibreria @MarinoBuzzi
Ho pensato a lungo se scrivere questo pezzo, quando si trattano certi argomenti, di solito, si scatenano le ire di molti. Però credo sia anche giusto fare qualche riflessione sugli strumenti della letteratura. Uno di questi strumenti è, a mio parere, la critica letteraria. Ci sono cose che non sopporto: c'è lo snobismo intellettuale, ci sono quelli che devono stroncare a ogni costo per sembrare fichi o quelli che, diciamocelo, sono sadici e provano gioia nell'affossare un testo. O per meglio dire: c'erano, perché, vi chiedo, recentemente quante recensioni negative avete letto? E dire che di materiale in giro ce n'è parecchio, eppure, solitamente, i libri “evento” non li critica più nessuno. È il mercato, bellezza ed è più facile adeguarsi che contrastarlo. Poi, una mattina (mi son svegliato) e ho scoperto Pippo Russo. Io di Pippo ho letto solo alcune recensioni, una delle più famose è quella al premio Bancarella Anna Premoli (diventata virale sul web) al suo libro “Ti prego, lasciati odiare” (L'Unità, 3 agosto 2013 QUI ). Pippo mi ha colpito per due cose: la prima è che la recensione è una recensione vera, si capisce che ha letto il libro dalla prima all'ultima pagina. La seconda è che è una recensione obiettiva perché il libro è davvero brutto, ha vinto un premio famoso, e nessuno ha detto una sola parola. A parte Pippo che con lucidità e coraggio ha scritto la sua recensione. Allora mi chiedo: quanto incide il potere delle grandi case editrici sulle recensioni? Quanto sono liberi i recensori? Non ci sarà, in generale, una mancanza di coraggio e una sudditanza verso i best seller? Non fa piacere a nessuno leggere le stroncature, a me, almeno, non fa piacere. E se reputo le stroncature ingiuste mi arrabbio un sacco. Però, Santo Cielo, è mai possibile che nessuno faccia notare la decadenza di una certa editoria? Possibile che davanti all'assegnazione di un premio come il Bancarella a un libro così scadente nessuno si sia fatto delle domande e abbia avanzato delle obiezioni? Siamo davvero il paese dei critici che pensano che Faletti sia il più grande scrittore vivente?