Sullo stare, sull'esserci, sul pensarci.

Da Vale

Stima, che strano questo settembre. Il freddo della mattina si perde nel caldo ancora colloso del primo pomeriggio. Le ginocchia degli Gnomi sono sempre terrose e nere e sui loro polpacci si disegna una cartina gibbosa di lividi e ponfetti di zanzara tigre e graffi.  E' un settembre agostino, dicono, perché la luna è in ritardo di un mese.

I nostri pomeriggi passano veloci, rincorrendo gli amici e ascoltando le storie.  La casetta svetta felice, aperta su tre lati, sfacciatamente ostentata. La casa nuova ci attende, ancora si sta schiudendo e ho deciso che è inutile forzare la sua crescita. Piano piano si farà e noi andremo lì ad abitare.  Mi siedo sull'erba rasata, che sa di timo.

I maestri insegnano sempre. Anche quando non sono più così vicini a noi. Anche questa cosa ho imparato questa settimana, ascoltando il racconto di una di loro.

La festa è finita, ma in realtà ho in corpo la leggerezza e la spensieratezza di un inizio. E' stato un settembre di mutamenti drastici. Abbiamo all'improvviso osservato il sentiero, molti ci seguivano con naturalezza mentre altri ci hanno volontariamente abbandonati e ne siamo rimasti storditi.
E io ho capito molte cose questo settembre.


La prima, o forse l'unica, è che solo le relazioni restano e incidono e smottano e aprono e aiutano.
Il resto, tutto il resto, è solo acqua che scorre....



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