Sullo straordinario walzer balneare delle poltrone Rai, sul caso Monica Maggioni (apologia degli ignavi giornalistici?) e sull’ennesimo modello politico-imprenditoriale italico fortemente diseducativo

Creato il 06 agosto 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Dante tra gli ignavi mediatici

di Rina Brundu. Per chi viene dall’estero, assistere allo straordinario walzer balneare delle poltrone RAI in Italia è un poco come assistere ad un concerto con Free Admittance: non paghi il biglietto e ti sembra di averci comunque guadagnato qualcosa. Del resto ogni esperienza è valida, anche quando si tratta di una brutta, bruttissima esperienza, come può essere quella del vedere il gotha della classe politica di una moderna nazione democratica – insieme al middle-management che la incensa – spingere e spintonare per mettere mani e piedi dentro le macrodinamiche di gestione di una azienda pubblica di valenza strategica come la RAI.

Ma per quanto si possa capitalizzare anche con le esperienze meno raccomandabili, è difficile non rilevare il forte input diseducativo del processo che ha portato al cambio dei vertici del nostro servizio radiotelevisivo, sia da un punto di vista politico che da un punto di vista imprenditoriale. Sono giorni ormai che una tv osannante e una classe politica finanche sfrontata sotto il solleone, tesse le lodi del nuovo CDA, del nuovo Presidente e del nuovo Direttore Generale e tuttavia – a meno che non mi sia sfuggito il dato – non si è ancora riusciti a vedere uno straccio di curriculum ufficiale e soprattutto un highlighting dei punti in cui, nello stesso, viene dimostrato come nelle precedenti posizioni manageriali tenute, questi personaggi abbiano saputo fare una differenza.

Prendo – a titolo di esempio – il caso della nuova Presidente RAI Monica Maggioni. Spiace innanzittutto scoprire che sia stata eletta anche perché il Presidente del Consiglio “premeva” per avere una donna in quella “poltrona”, ma al machismo italiano e al completo disrispetto per le qualità gestionali e intellettuali femminili, indipendentemente dalle convenienze politiche, ci siamo abituati e quindi passiamo oltre. Diamo per buono invece quanto dice la Maggioni di se stessa: “Come sono arrivata dove sono arrivata? Facendomi il mazzo!!”. Well, questo almeno è il “gist” del suo discorso.

Ottimo! Questo è proprio il tipo di donne e uomini in gamba che vogliamo vedere ai vertici delle nostre aziende strategiche: individui che si fanno il mazzo e portano il risultato. Mi scuserà la signora Maggioni ma va da sé che farsi “il mazzo” non basta, bisogna infatti portare il risultato. Nello specifico, la Maggioni è stata direttrice di qualche altra testata in precedenza? Sì? Allora, che venga portato all’attenzione del Signor Rossi il grafico (volgarmente detto “slide” in Via delle Botteghe più Chiare), che dimostra come l’intervento della signora abbia cambiato le carte in tavola per la sorte di quella società, come il suo management abbia creato nuovi posti di lavoro e aperto nuove strade.

Che questa operazione-trasparenza del curriculum sia fatta al più presto dovrebbe essere il primo pensiero della stessa signora Maggioni, altrimenti il dubbio che proprio non vuole abbandonare la testa dello spettatore disattento è che anche questa ennesima nomina (come tutte le altre, il va sans dire), sia stata l’ennesimo frutto di un accordo politico tra partiti teso in primis a salvaguardare i loro interessi presenti e futuri e in secondis ad escludere da date dinamiche di gestione di una certa tipologia di potere (quello mediatico) gli “indesiderati” (vedi grillini et compagnia). L’impressione è dunque che si sia potato per una sorta di apologia degli ignavi giornalistici. Un’apologia dei senza infammia e senza lode, diventati tali solo perché in anni di onorata carriera sono riusciti a barcamenarsi al meglio senza buttarsi mai né troppo a sinistra né troppo a destra.

Insomma, l’ennesimo esempio di modello politico e imprenditoriale italico fortemente diseducativo nell’attesa spasmodica del nuovo walzer di poltrone che titillerà altri ego, contribuirà ulteriormente a depauperare le casse pubbliche e accelererà il processo di sfascio sistemico ormai in caduta libera.


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