MISTICA DI DONNA a cura di DALE ZACCARIA
Isabella Morra, Suor Juana Inés de la Cruz, Elizabeth Barrett Browning, Amelia Rosselli e Alda Merini.
Lunedì 7 Marzo Biblioteca Crociera ore 17,30 martedì via del collegio romano 27 sede Ministero per i beni e le attività culturali – Martedì 8 Marzo Atelier Metateatro di Roma ore 21,00 via natale del grande 21 (zona trastevere).
SUOR JUANA INES DE LA CRUZ
di Dale Zaccaria
(Messico 1648/51 – 1695)
Suora e poetessa appartenente all’Ordine di San Gerolamo. Ordine sorto in Italia e in Spagna dedito in un primo momento alla vita contemplativa ed eremitica e successivamente anche alla predicazione abbracciando in seco la Regola di Santa Agostino.
Juana attingerà il suo sapere dall’ampia biblioteca del nonno, ricco proprietario terriero.
Precoce nello scrivere e nel leggere la Cruz dimostrerà fin da giovanissima età la sua padronanza per la metafisica e la logica. Non potendo iscriversi all’Università per vari motivi proseguirà i suoi studi privatamente.
Prima di entrare in convento Juana, le cui ragioni di questa scelta sono ancora discusse,
nel 1664 viene presentata dalla zia alla corte dei nuovi Viceré Antonio Sebastiàn de Toledo e Leonor Carreto, marchesi di Mancera: si instaura tra lei e Viceregina un legame intenso riportato anche dal Biografo Diego Calleja.
ll primo convento che accoglie Juana è quello delle Carmelitane scalze ma la durezza della “regola” la induce a lasciarlo dopo tre mesi per poi entrare in quello di San Gerolamo dove vi vivevano in tutto una cinquantina di suore. Negl’anni successivi si hanno poche notizie su cosa facesse la Cruz all’interno del convento.
Nel 1680 fa il suo ingresso a Città del Messico il nuovo Viceré, cugino di Fray Payo, Tomás Antonio de la Cerda, marchese de la Laguna, assieme alla moglie María Luisa Manrique de Lara, contessa di Paredes. La Marchesa donna colta e affascinante instaurerà un profondo legame con Juana ispirando a lei versi d’amore. Maria Luisa sarà una potentissima protettrice della Cruz facendo circolare le sue opere e le sue produzioni artistiche.
Ma per anni l’Arcivescovo aveva covato per Juana invidia e rancori sollecitandola più volte ad abbandonare gli studi. Lo scontro tra lei e l’Arcivescovo finirà con la difesa appassionata di Juana del diritto alla conoscenza e agli studi per le donne nello scritto Respuosta a Suor Filotea.
L’atmosfera di sdegno nei suoi confronti crebbe a dismisura e Juana lottò per non soccombervi come poteva continuò a scrivere e le sue opere circolarono in zone della Spagna dove si lodava l’arte di Juana e l’eccellenza delle donne negli studi, operatrice occulta di molte operazioni fu la Marchesa María Luisa Manrique che se pur impotente a difendere Juana in altro modo, poiché ormai vedova (dal 1692) e distante e non più in grado di esercitare, tramite il titolo del marito, un’influenza diretta sulla politica messicana, la contessa di Paredes farà circolare in ogni modo l’opera della Cruz a favore e a difesa anche dell’intellettualità femminile, ma non riuscì ad evitare la riduzione al silenzio della sua amata.
Sottoposta ad ogni genere di pressioni, mentre attorno a lei infuriano disordini civili, rivolte e lotte per il pane, infine Juana cede: dopo una lunga confessione in cui ammette di aver “vissuto nella religione senza religione” firma la sua rinuncia agli studi forse anche per non essere successivamente tacciata di eresia. Passò la fine della sua vita in convento curando le altre sorelle colpite dalla peste.
Questo, che vedi, d’inganno colorito
che dell’arte ostentando gli splendori,
con falsi sillogismi di colori
è un inganno dai sensi percepito;
questo, in cui la lusinga ha persistito
a sottrarre degli anni i grandi orrori,
e vincendo del tempo i bui rigori,
trionfar su oblio e vecchiezza riverito:
è un artificio vano ed accurato,
è un fiore esposto al vento più inclemente,
è un inutile scudo contro il fato,
è una premura errata e inconsistente,
è un affanno caduco e, ben guardato,
è cadavere, è polvere, è ombra, è niente.
Suor Juana Ines de la Cruz, Versi d’amore e di circostanza, a cura di Angelo Morino, Einaudi Editore, pp.179
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