Frank (riflette) :
Mio Dio, per favore guidami. Dimmi cosa devo fare...
Ti odio, Dio! Mi dispiace dirlo.
E' così ingiusto, Dio. Altre persone hanno virtù. Hanno cose belle, hanno amore e tenerezza. Persone che si prendono cura di loro. Noi veniamo umiliati ogni volta. Gli altri hanno delle cose Dio, anche i bambini che muoiono di fame in Africa sono amati dai loro genitori.
Perché ho avuto così tanta sfortuna che la mia anima è nata in questo schifo... In questo volto ripugnante? Con questi capelli... questi capelli che non sono mai a posto. Con questa personalità ridicola e stupida. La gente mi guarda sbigottita, Dio, io me ne accorgo. Si stupisce di come possa esistere qualcosa di così stupido e idiota. Perché sono così? Per favore... Dio!... Ti chiedo solo una cosa, ti chiedo questa cosa e non ti chiederò mai più niente: per favore, fai che Sarah ritorni ad essere di nuovo la mia Sarah.
Amen.
Purtroppo per "Super", esce sulla scia dello splendido, eccellente "Kick-Ass" di Matthew Vaughn, e del molto riuscito “Defendor” (Canada ’09) del dotatissimo regista esordiente Peter Stebbings, con uno splendido Woody Harrelson e un al solito bravissimo Elias Koteas, tutti e due usciti lo scorso anno (in Italia, forse l’unico paese al mondo, con grande spocchiosa miopia, oltre che scarsissimo successo e malissimo il primo, distribuito dopo quasi un anno dall’uscita cinematografica ovunque addirittura dalla Eagle invece che dalla originaria Universal, addirittura solo in dvd dalla Sony il secondo), eppure il nuovo film di James Gunn non è certo a un livello inferiore, pur affrontando un tema molto simile.
James Gunn aveva dichiarato di essere stato al lavoro sul nucleo dello script per oltre un decennio, quindi deve essere stato un vero smacco essere battuti quando questo film avrebbe dovuto e potuto essere il capostipite dei film sui “supereroi amatoriali”. Tuttavia questo non vuol dire "Super" non funzioni alla perfezione, trascinato, agganciato, a una prestazione superba dal solito e apparentemente non entusiasmante Rainn Wilson. Lasciando da parte il suo famoso lavoro nella serie TV "The Office", ho trovato Wilson in una prestazione attoriale per lui insolitamente calma e controllata, ma qualsiasi preconcetto possibile quale questo viene abbandonato quando lo si vede tenere saldamente in mano con la sua interpretazione l’intero film. Film che è tonalmente e volutamente schizoide, ma Wilson ha colto al volo l’intento dell’intera operazione, e insieme alla direzione feroce e perfettamente centrata di Gunn riesce a mantenerlo divertente fino alla fine.
Dopo che la sua bella moglie e unica cosa buona della sua intera vita Sarah (Liv Tyler) un’ex tossica che egli stesso aveva recuperato una prima volta e che adesso lo lascia per uno squallido spacciatore di nome Jock (Kevin Bacon), Frank (Rainn Wilson) rimane solo, abbandonato e molto confuso e recriminante. Spronato da alcuni supposti segni lanciatigli nientemeno che da Dio, Frank giura di recuperare la sua metà Sarah, progettando un supereroe dall’assurdo ma irresistibile costume cucito e rattoppato in casa, alter-ego di nome "The Crimson Bolt" (letteralmente e ridicolissimamente “La Saetta Purpurea, o Cremisi”) che possa aiutarlo. Mentre pianifica l’apparentemente impossibile operazione di recupero di Sarah, Frank tenta di affinare le sue abilità pratiche e patetiche nella lotta contro il crimine per le strade della città, usando la sua trovata e fidata arma letale da supereroe senza superpoteri né fantastiliardi alla Bruce Wayne, una chiave inglese, che brandirà roteante per affrontare i criminali e fare giustizia. Colpendo spacciatori, pedofili, stupratori e ... arroganti tracotanti che non rispettano la coda per il cinema, Frank comincerà a sospettare che se il suo talento di vigilantes non era ancora emerso in tutta la sua esistenza, un motivo forse ci fosse. Alla fine si unisce alla collaborazione di Libby (Ellen Page), una giovane ragazza instabile che lavora nel negozio di fumetti in cui Frank era andato a cercare albi che potessero aiutarlo e ispirarlo con le informazioni su cosa e come si costruisce un perfetto supereroe senza superpoteri. Libby non vuole altro che essere la sua compagna d’azione come una Batgirl. Insieme hanno come obiettivo nel loro mirino ovviamente Jock e i suoi uomini (tra i quali un’impagabile apparizione speciale di Michael Rooker), eventualmente tracciando un vero e proprio assalto alla enorme, fortificata e supersorvegliata dai suoi gorilla, residenza del criminale.
"Super" è stato finora commercializzato proprio come una commedia nera, ma questa è solo una mezza verità. Il film ha anche un lato molto malinconico e serio. Gunn puntando apparentemente solo sulla risata riesce a cogliere e ad offrire un risultato molto meno regolare di quanto ci si possa aspettare, soprattutto in un finale inaspettato per stoica e accettata dolorosità e inevitabile amarezza (splendido il fermo immagine prolungato sul volto attonito di Wilson). E' forse difficile comprendere appieno il comportamento delirante e impulsivamente incendiario di Frank, ma "Super" suggerisce una estrema instabilità mentale dei suoi personaggi e spesso sfrutta le fissazioni del protagonista con la religione. Naturalmente ci sono momenti in cui il film si lancia puramente per divertire (molte di queste sequenze sono improvvisamente risolte in un inaspettato splatter con tanto sangue o “numeri” intensamente sessuali), ma "Super" è sicuramente molto meno spensierato di quanto il suo pubblico si potesse precludere e aspettare. Il film offre un cocktail di violenza estrema, profonda tristezza emotiva e di occasionali risate demenziali “di pancia”. E' una combinazione unica e apparentemente non particolarmente digeribile, anche se le cose sono come detto avvolte significativamente da un finale agrodolce molto bello ed emotivo.
Rainn Wilson in “Super” è fantastico, offrendo alle diverse svolte che animano la storia un'interpretazione che fa sì che il film non soffra di nessuno degli squilibri che questo tipo di prodotti in generale soffrono. Abbracciando sia la goffaggine che è di base e di premessa al film, ma anche la sorprendente complessità di Frank come personaggio umano, Wilson è in grado di fornire una prova coinvolgente e completamente credibile del lavoro e della disgraziatissima vita del suo personaggio. Egli è il motore che porta "Super" oltre la mediocrità. Ellen Page amplia anche qui, dopo “Inception” di Nolan l’anno scorso, la gamma delle sue interpretazioni e dei suoi personaggi, ed è chiaramente molto divertita impersonificando una ragazza palesemente squilibrata, ma non si costruisce nessuna simpatia in più del pubblico che sarà sentita quasi tutta esclusivamente per Frank. Le interpretazioni delle attrici non sono uno degli aspetti migliori del film, anche perché i personaggi femminili sono soltanto due, appunto il suo e quello della moglie di Frank, Sarah. Interpretata da una bella e elegante Liv Tyler, attrice che però praticamente non conosco perchè non ne ho mai visto praticamente nessun film, personaggio che viene spesso tenuto un po’ in disparte, mentre nelle sue poche scene Kevin Bacon è l’unico – a parte il cameo di poliziotto futile e “suave” interpretato da un sempre necessario e impagabile Gregg Henry - che è quasi "Super" per quanto riguarda sé stesso, come il protagonista Wilson. Certo il suo personaggio di bastardo cattivo e irrimedibile ha alcuni dei migliori momenti e delle migliori linee di dialogo, soprattutto verso la fine, ma è anche l’unico valido contraltare che ci potesse essere per il personaggio di Frank, e l’idea di affidargli la parte di un alquanto “citazionistico” villain di altre parti da cattivo che il dalla lunga carriera Bacon ha interpretato, si è rivelata una delle trovate più vincenti del film.
Detto tutto ciò, cosa rimane e cosa ha “Super” da esprimere veramente?
Il suo commento sulla religione caustico e avrebbe potuto anche essere più incendiario, ma forse si sentirà di più in un’eventuale edizione in dvd dalle già evidenti molte scene tagliate per l’uscita cinematografica come già avvenne per il suo precedente horror “Slither” [‘06], mentre la sua descrizione di anime spezzate in un mondo crudele è avvincente. Gunn dirige il film con una energia senza compromessi e senza distogliere l’attenzione dai dettagli viziosi o disturbanti, oscurando sapientemente le sequenze che potessero risultare solo di piccola caratura come troppe risultano, dell’odierna commedia americana indie. Invece “Super” così facendo diventa davvero un film che colpisce, e ti colpisce, nell’odierna filiera del filone di film su di “un perdente che diventa un eroe”.
Poco prima della fine del film, quando Liv Tyler è di nuovo ad un incontro del suo gruppo di riabilitazione per ex-alcolisti e tossicodipendenti, lei si descrive come di nuovo ricaduta in uno stato “fottuto, di insicurezza, nevroticamente emotivo” (Fucked, Insecure, Neurotic, and Emotional). Questo riferimento è legato alla canzone del 1980 di suo padre Steven Tyler degli Aerosmith, “FINE”, che era un acronimo della medesima linea di dialogo.
Napoleone Wilson