La trama (con parole mie): Frank Darbo è un uomo finalmente felice. Dopo una vita da sfigato ai margini, infatti, ha trovato la sua anima gemella - la bella Sarah - ed è convolato a nozze, ed ora può alzarsi ogni mattina pensando e ripensando al giorno del fatidico "sì" e a quando aiutò un poliziotto a dare la caccia ad un borseggiatore.Peccato che, dietro l'angolo, il destino sia pronto a riservare un tiro mancino al nostro: il piccolo criminale locale Jacques, infatti, seduce Sarah e scrive la parola fine al matrimonio di Frank, che, abbattuto e deluso, si rifugia nel fumetto e nel progetto di darsi al supereroismo elaborando l'identità di Crimson Bolt, il nuovo paladino della giustizia armato di chiave inglese.Con difficoltà più o meno sormontabili, l'uomo comincia a farsi un nome per le strade della città, fino a quando la giovane commessa della fumetteria Libby non scopre la sua identità e decide di diventarne la spalla: a quel punto i due alleati saranno costretti a dare fondo a tutte le loro risorse per affrontare Jacques e i suoi scagnozzi.
Ormai una cinquantina e più d'anni fa, Stan Lee rivoluzionò il mondo del fumetto introducendo la caratteristica che sarebbe divenuta la chiave di volta di questa parte del mondo delle nuvole parlanti: quello del "supereroe con superproblemi". Dall'Uomo Ragno agli X-Men, nacquero così uno dopo l'altro personaggi che, per la prima volta, non erano schiacciasassi tutti d'un pezzo come Superman, bensì uomini e donne comuni d'improvviso alle prese con problematiche legate ad una natura in grado di renderli unici e, in una certa pericolosa misura, speciali.Allora l'idea di una trasposizione cinematografica di uno qualsiasi di questi charachters era praticamente impensabile, e forse neppure lo stesso Lee pensava che scelte come quella di Peter Parker di lasciar fuggire il rapinatore che avrebbe poi tolto la vita al suo adorato Zio Ben avrebbero costituito uno standard con il quale ogni supereroe avrebbe dovuto confrontarsi: il tempo è passato, con gli anni abbiamo assistito ad avvenimenti da restare a bocca aperta - la morte e la resurrezione di Superman, le molteplici vicissitudini di Batman, il clone dell'Uomo Ragno - e visto passare sul grande schermo versioni finalmente degne di questo nome delle avventure degli eroi in calzamaglia che nel corso della nostra - o almeno mia - storia di lettori di fumetti abbiamo immaginato migliaia di volte di vedere resi anche in sala. Tanto da giungere ad una sorta di eccesso dalla parte opposta.Così, ai tradizionali "supereroi con superproblemi" si sono aggiunti quelli improvvisati, capeggiati dall'ottimo Kick Ass, una delle cose migliori che il genere abbia riservato al pubblico negli ultimi anni.Tutto questo, per arrivare a Super.Onestamente, ho sempre pensato che James Gunn fosse un regista poco più che insulso - nonostante la fama consolidata che lo stesso mantiene rispetto al pubblico di nicchia - e quando sentii parlare di questo film pensai che si sarebbe rivelata la versione scopiazzata ed imbolsita dell'appena citato Kick Ass.Al contrario di ogni mia nefasta previsione, invece, il lavoro con protagonisti gli ottimi Rainn Wilson ed Ellen Page - senza dimenticare Kevin Bacon - risulta una delle sorprese migliori dell'ultimo periodo, partendo neanche fossimo nel pieno dell'atmosfera grottesca di Scott Pilgrim per poi scivolare lentamente in una sorta di versione coloratissima da allucinogeno di un noir senza speranze, violento e terribile, e virare clamorosamente nel melò con una delle conclusioni più belle che un film di questo tipo abbia mai regalato all'audience.La mia potrebbe sembrare una posizione addirittura esagerata, eppure non riesco davvero a non premiare il coraggio mostrato da Gunn portando sullo schermo uno sfigato totale che decide, tramite la maschera di Crimson Bolt, di applicare la vendetta personale alla giustizia nel senso "fumettistico" del termine, arrivando a tratti ad essere addirittura eccessivo in senso opposto, se non quasi psicopatico - l'aggressione al tizio che salta la fila al Cinema, o quella ai danni del giovane forse colpevole di aver rigato la macchina di un'amica della sua spalla Libby, interpretato dal Matt Saracen di Friday Night Lights -, per non parlare del rapporto tra Frank e la suddetta Libby, che porta a galla quelle che furono, ai tempi, le ipotetiche tensioni sessuali rispetto al rapporto tra Batman e Robin nel pieno dell'epoca maccartista.Inoltre, le numerose riflessioni suscitate e mosse dal concetto del supereroe assumono dimensioni differenti e sempre più profonde con il passare dei minuti, passando dalle risate quasi di compatimento della prima parte alla silenziosa commozione del finale, una perfetta sintesi dell'accettazione della perdita emotiva - e fisica - di una persona amata nonchè una sorta di elogio del "molto piccolo", che potenzialmente potrebbe crescere e diventare qualcosa di clamorosamente grande ed unico per il mondo come una nuova vita - e più - consegnata alla Storia.Perchè, in fondo, cos'è un eroe? Chi è che si nasconde dietro la maschera ed il costume sgargiante?La fortuna degli Spider Man di allora fu data, di fatto, proprio dal loro essere umani ed imperfetti, tanto da stimolare la curiosità dei lettori rispetto a quello che accadeva quando il costume finiva sotto i vestiti civili, o "tra una vignetta e l'altra" l'eroe di turno aveva tutto il tempo di annoiarsi nell'attesa che un crimine potesse essere sventato.Perchè cos'è, in fondo, un eroe? Per Sarah ed il suo futuro sarà Frank, molto prima e molto più di Crimson Bolt. La stessa Libby, anche in costume, non esiterà neppure un secondo a continuare a chiamarlo proprio Frank.Essere un eroe non significa essere perfetti.
Essere un eroe non significa essere giusti.Essere un eroe significa fare il più perfettamente possibile quello che crediamo potrà essere giusto.Non necessariamente per noi, e sempre con l'idea che possa esserlo per le persone per cui lo facciamo.In questo senso, Frank diventa il padre di quelli che potranno essere tutti i figli di Sarah.In questo senso, gli eroi che ci formano, ci salvano e ci consegnano il futuro, superproblemi ed imperfezioni comprese, sono proprio i genitori.Che fanno di tutto perchè noi, un giorno o l'altro, si possa essere eroi anche più grandi di loro.
MrFord
"I, I will be King
and you, you will be Queen
though nothing will drive them away
we can be heroes just for one day
we can be us just for one day."
David Bowie - "Heroes" -