ieri sera é arrivato il primo dei colleghi dall´italia che allieteranno questa settimana dresdese, in attesa di tornare un pochino a casa (yeppa!!!).
due passi, una tazza di gluehwein e cena.
mentre aspettavamo di essere serviti ci siamo messi a parlare di cose da mangiare.
il mio collega é di arezzo, la su´moglie pure.
e mi raccontava dei fegatelli steccati col finocchio, mangiati subito o messi nello strutto per conservarli, dello spezzatino di cinghiale che fa la su´moglie, in bianco, che deve essere la fine del mondo, di quello che lui ama mangiare, bere, cucinare.
e ci siamo messi a parlare di ricette varie, di quanto possa essere versatile la pasta che la puoi fare con mille sughi diversi.
e di quanto sia bello berci un bicchiere di vino buono, e di come sia il pane cotto a legna, e se debba essere salato o sciocco e di quanto profumi di grano il giovedí mattina farneta, perché santina fa il pane.
e senza rientrare nel discorso trito e ritrito del “signora mia in germania i pomodori non hanno sapore” mi sono resa conto che in effetti i tedeschi mancano di gusto.
qui un biuste o un salame di cinghiale hanno lo stesso nome e quindi “lo stesso sapore”.
qui non assisteresti a una discussione degna di obelix “sui mille modi di cucinare un cinghiale”.
lo so che il gusto é una cosa relativa, che non esistono dogmi e regole in cucina e che a volte gli abbinamenti piú disparati nascondono sorprese gradevoli.
ma i tedeschi mescolano tutto non per sapienza culinaria, ma per il suo esatto contrario.
thomas, al quale voglio un mondo di bene ancora mi guarda come a una pazza invasata se gli proibisco di mangiare l´insalata col riso alla zucca.
é una questione di gusto. che non deve essere per forza eccelso o da chef.
é la differenza che passa fra il “nutrirsi” e il “mangiare”. quando mangio una cosa, mi DEVO rendere conto dei suoi sapori, del profumo, della consistenza.
altrimenti basterebbe un enorme frullatore a immersione e un grosso cucchiaio.
ecco, a volte credo che la cucina tedesca sia un immenso minipimer.