Magazine Cultura

Susanna Tamaro: l’isola che c’è, l’Italia ai giorni nostri

Creato il 09 novembre 2011 da Redazioneunilibro
Susanna Tamaro: l’isola che c’è, l’Italia ai giorni nostri

"Vi lascerò sventolare felici le vostre gigantesche bandiere, cantando quegli enigmatici versi che parlano dell'elmo di Scipio e di chiome da porgere.
Domani, quando la bandiera si sarà asciugata, la piegherò e la metterò in una scatola, con gli stessi gesti attenti e delicati di mio nonno, e ve la consegnerò perché io amo il mio paese e, in ogni amore, è sempre presente una fiammella di speranza.
Spero di riuscire a intravedere un cambiamento, ma spero soprattutto che lo possiate vedere voi e che, un giorno, con orgoglio, possiate consegnare questa stessa bandiera ai vostri figli. W l'Italia."

Susanna Tamaro, L'isola che c'è. Il nostro tempo, l'Italia, i nostri figli

Susanna Tamaro pubblica una raccolta di saggi brevi e si interroga sul presente e il futuro di un paese in crisi.
In una sorta di dialogo ideale con il lettore, l'autrice riversa in queste pagine passione e partecipazione civica.
Il volume, si divide in quattro parti - Il nostro tempo, I nostri figli, Le lezioni della natura, Spiritualità.
E tocca tempi importanti quali la vita e la morte, etica e bioetica, mass-media e potere dei media, gogna mediatica e scandali sessuali, istruzione, Chiesa, famiglia e amore.

Titolo del Libro: L'isola che c'è. Il nostro tempo, l'Italia, i nostri figli
Autore: Tamaro Susanna
Editore: Lindau
Collana: I Draghi
Data di Pubblicazione: 3 novembre '11
Genere: scienze sociali
Argomento: Italia contemporanea
ISBN: 8871809521 9788871809526


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Da Giulio Poggi
Inviato il 16 maggio a 16:53

Gentile Signora Susanna Tamaro, sono un torinese che vive in Colombia, nella cittá universitaria di Pamplona. Grazie per il suo libro, che mi ridá un po´di nostalgia del mio Paese di sempre. Dico che mi interessa perché seguo un sitio di Facebook dal nome: cui ca parlu e capisu el piemunteis. Dicono che é una lingua da non perdere e io mi sento impegnato in questo. Bene, non ho altro da dire e la saluto cordialmente Giulio Poggi.