Susy Infanti sposa la speranza di una felicità (im)possibile Ed allora, “Vuoi sposarmi?” – Statale 11 editrice

Creato il 23 gennaio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

Quando si è giovani si è facili all’innamoramento, ci vuol nulla per scambiare un raggio di sole per il sole intero. Quando si è giovani cadere nelle trappole dell’amore è naturale, è benefico, eleva l’anima – che ancor soffre la prepotenza dell’Innocenza – alla scoperta della sensualità. Presto si comprende che non si può vivere una vita nel buio pozzo della solitudine. Quando si è adolescenti non si pensa, si ragiona invece col cuore o coi coglioni; ma non di rado anche quei maschietti che s’atteggiano a duri e che par abbiano il cervello dabbasso, in segreto piangono per un amore perduto dimenticato non colto per tempo. Quando si è giovani si è romantici, è inevitabile; poi gl’anni segnano le prime cicatrici su anima e corpo, ed allora si comprende che amare è una parola facile a dirsi, e forse niente più di questo.

Eppure sopravvive ostinata la speranza. Sino all’ultimo la speranza non fa tacere la sua voce. All’anima ferita reca il suo balsamo e le sussurra di non arrendersi, di non credere che “la realtà ti entra dentro come una malattia” e che “tu non puoi far altro che lasciarti trasportare dalle emozioni, belle o brutte che siano”. La realtà è un muro di gomma, non si fa vedere, però picchia e picchia duro, lo fa con calci e pugni, e ciò che è peggio non ti guarda in faccia, non gliene frega un bel niente che tu sia già al tappeto più di là che di qua.

Un giorno (finalmente) incontri chi sembra esser degno di stringerti sul suo cuore e gli dici di sì, che ci si sposerà al cospetto di Dio. Ma sempre la maledetta realtà non ha pietà e colpisce dritto alla bocca dello stomaco. “Con il matrimonio lui mi aveva regalato la massima dimostrazione d’affetto […] Ad ogni modo ogni corteggiamento sarebbe svanito sotto una montagna di biancheria da lavare […] ma ti rendi conto che sposato un uomo che non mi ha portato neppure un fiore da quando è nato suo figlio!”; il sogno fa presto a naufragare; hanno inizio le gelosie, le paure d’esser traditi, e soprattutto hanno inizio le violenze domestiche, la rabbia urlata e belluina.

Susy Infanti, a cuore aperto, racconta una favola d’amore reale, sospirosa, intrisa di melanconia giovanile, di pessimismo, ma anche di tanta speranza e di voglia di vivere perché la protagonista di “Vuoi sposarmi?” alla fine dovrà prendere una grave decisione, se vivere dietro una maschera o se scegliere di amare sé stessa. Poco o nulla interessa a noi lettori di sapere se c’è dell’autobiografismo in “Vuoi sposarmi?”; è invece importante riconoscere la sincerità che il romanzo porta in grembo, un atto d’amore che l’autrice, Susy Infanti, ha regalato a sé stessa e che ha deciso di condividere.

Susy Infanti, trentenne madre di tre bambini, è presidente di Animo Animale ONLUS. Già autrice di Parentesi di vita (2006), nel 2007 ha scritto per l’ospedale pediatrico di San Vito La favola Aurora e l’albero del sorriso e nel 2008 L’orizzonte dell’anima (Libellula Edizioni).

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Susy Infanti – Vuoi sposarmi? – Statale 11 editrice – ISBN 978-88-6534-140-7 - pagine 88 – prezzo 10 €


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