Alla base di tutto, invece, ci sarebbero dei grandi crateri sotterranei che raggiungerebbero le dimensioni impressionanti, fino 800 metri di larghezza e 45 metri di profondità. Proprio questi crateri sarebbero alla base delle sparizioni visto che tramite eruzioni dagli stessi viene emesso gas metano attraverso il fondo del mare fino alla superficie dell’acqua. Questo fenomeno creerebbe delle enormi bolle di gas che, scoppiando, provocherebbero l’affondamento dei mezzi.
La spiegazione del mistero del triangolo delle Bermuda
“Esistono diverse giganti cavità sul fondo del mare in una zona nella parte centro-occidentale del Mare di Barents causate probabilmente da enormi scoppi di gas”, sostengono al Sunday Times gli scienziati. “L’area dei crateri rappresenta probabilmente uno dei più grandi punti caldi per il rilascio di metano marino nell’Artico e le esplosioni che successivamente formano le cavità potrebbero comportare grossi rischi per le navi che viaggiano sul Mare di Barents”. Lo studio verrà pubblicato il prossimo mese di aprile, in occasione della riunione annuale della European Geosciences Union.
Il fenomeno è simile a quello già illustrato l’anno scorso da Igor Yelstov, autorevole scienziato russo dell’Istituto Trofimuk: “Esiste una versione (di teorie) che il Triangolo delle Bermuda sia una conseguenza delle reazioni gas idrati che cominciano a decomporsi attivamente quando il ghiaccio di metano si trasforma in gas. Accade in maniera simile ad una valanga, come una reazione nucleare, producendo enormi quantità di gas. Questo fa aumentare la temperatura del mare e le navi affondano nelle sue acque, mescolate con una percentuale enorme di gas”.