“E’ una biennale che si colloca al di fuori dei circuiti commerciali e obsoleti delle grandi esposizioni internazionali come l’Arte Fiera di Basilea, la biennale di Venezia o la Tate Gallery di Londra; spesso vette inarrivabili per i giovani artisti che si affacciano sulla scena contemporanea”, questo ha affermato Paolo Levi, curatore e ideatore di Sveart (visti i costi di realizzo ribattezzata in Svenart). Ma non basta: “Abbiamo le condizioni per dare fastidio per concorrenza a nomi come Biennale di Venezia, Tate Gallery, Castello di Rivoli. Dalla nostra abbiamo la meritocraza delle accademie europee, con i docenti che scelgono gli allievi migliori da inviare in quello che deve diventare un punto d’incontro, e che poteva nascere solo qui». Delirio allo stato puro a cui si associa Luca Frigerio, amministratore di successo del Casinò di Saint Vincent. Che altro poteva dire? Che era una bufala colossale strapagata, in tempi di crisi, dai cittadini valdostani? Secondo il critico d’arte, che tanta fortuna ha incontrato a casa nostra, la sua biennale è dunque altra cosa rispetto alle obsolete biennali europee (che c’entrano la Tate Gallery e Rivoli che sono dei musei?) e di questo siamo assolutamente certi: come potrebbe competere Sveart con Art Basel, Documenta e la Biennale di Venezia? Il costo per l’inaugurazione però è all’altezza delle ambizioni di Levi: 36.000 euro! Pure il sito che è costato 24.000 euro e ne può valere sì e no un decimo! L’intero progetto (due paginette) è stato venduto come ” un’iniziativa nuova, un concorso speciale, un repertorio unico“, ma nuovo, speciale e unico non è. Ricordo BASE, la Biennale d’arte degli studenti europei, promossa dalla Commissione europea che prevede l’inserimento dei giovani vincitori nel mondo del lavoro tramite stage di formazione presso aziende deputate. E la Biennale dei Giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, la più prestigiosa vetrina dell’arte giovane europea, creata ormai dieci anni orsono. Anche in questa occasione i giovani vincitori avranno la possibilità di esporre le loro opere in prestigiose locations europeee, entrando così a far parte di un circuito conosciuto e internazionale. Il vincitore di Sveart sarà ospitato con una personale, in una delle tante sale valdostane: una bella differenza che fa la differenza! Ma Sveart non vuole essere una manifestazione alla moda: non ne avrebbe le capacità. Ci fanno passare per fessi, ma solo i politici, probabilmente per calcolo o per favori da elargire o perché fessi lo sono per davvero, ci cascano e spendono e spandono i nostri soldi! Per concludere mi rivolgo al signor Levi, per dirgli una cosa ovvia e cioè che il sogno custodito nel cassetto di ogni giovane artista non è tanto quello di esporre a Saint-Vincent o in Valle d’Aosta quanto quello di far parte di quei circuiti commerciali e obsoleti che lei, da escluso, tanto disprezza.
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