C’è uno straordinario modo per occupare il proprio tempo libero passandolo in libreria anche se non si è dei consumati lettori. Con un piccolo gesto – semplice e a costo zero – ci si può fare un bel po’ di risate scattando una fotografia ai paradossi in cui il nostro paese è immerso.
Avete una mezz’ora da impegnare nel vostro ponte di Tuttisanti? Bene! Entrate in un qualunque megastore del libro – una Feltrinelli, una Mondadori, una Giunti – appostatevi con aria innocente a pochi passi dall’enorme pila di copie dell’ultimo libro di Bruno Vespa, fingete di valutare le novità lì attorno, e godetevi la carrellata di commenti di chi, entrando, posa gli occhi sull’ennesima fatica dell’insettucolo di “Porta a Porta”.
Un variegatissimo pot-pourri di insulti, ingiurie e parolacce mai sentite prima verrà ad arricchire il vostro vocabolario; un caleidoscopico corollario di improperi e frasi cariche d’odio degne della peggiore assemblea di condominio renderà più orrido e spaventoso questo Halloween.
E, una volta tanto, nonostante siate italiani, non vi sentirete socialmente isolati, ma capirete finalmente quale sia davvero quel “Misterioso sentimento che muove il mondo” che promette di raccontare.
Svolazzare attorno al tomo di Vespa come una mosca attorno a un grosso escremento e assaporare con piacere i miasmi che fumano dal cervello di tanti frequentatori di librerie, vi farà volere un po’ bene ai vostri simili. Ridere di gusto per il disgusto altrui di fronte alla copertina di “Questo amore”
mentre vi augurate che qualcuno abbia un incontenibile conato di vomito e rigurgiti il pranzo sull’edizione rilegata deluxe vi farà sentire nuovamente vivi, capaci di emozioni e di speranze.
A quanto sembra, il libro parla soprattutto di zoccole (effettvamente, il soggetto politico più rilevante del momento”) e, considerato il tema, si sarebbe anche potuto reintitolarlo “Questuo amore” e spacciarlo per un’autobiografia di una delle più grandi e longeve troie dell’establishment italiano.
Devo confessarlo: ho passato quasi un’ora e mezza girovagando a vuoto tra gli scaffali solo per togliermi la curiosità di vedere quante copie di tal capolavoro sarebbero state vendute.
Lo dice qualunque studio di marketing editoriale: statisticamente, quando un titolo viene esposto in maniera così privilegiata, messo in bella mostra in quantità esorbitanti davanti all’ingresso del negozio, lanciato con strilli acutissimi e posizionato in modo che, più o meno, da qualunque parte giri lo sguardo riesci a vederne la copertina, di sicuro qualche copia anche così, per inerzia, casualità o mania da shopping passivo-compulsivo la si riesce a vendere.
In quei novanta minuti, per esempio, ho visto spazzolar via almeno 20 copie dell’ultimo romanzo di Fabio Volo (non mi adeguo, però capisco), ma con Bruno Vespa non c’è proprio stato verso. Sono partite decine e decine di battute tra l’ironico e l’incazzato, commenti al vetriolo, fantasie terroristiche degne di un incendiario, ma nemmeno una persona che sia, per errore o per stoltezza acuta, finita alla cassa a pagare i diciannove euro e cinquanta di tale meraviglia che, ne sono certo, sebbene venderà trenta copie in tutto, miracolo di Sua Santità la Mondadori Editore, la prossima settimana svetterà in cima alla classifica dei best sellers.